Quando ha scelto di diventare musicista professionista? Altrimenti che cosa le sarebbe piaciuto fare?
Avvicinatomi al pianoforte all’età di otto anni, ho sentito che la musica mi avrebbe accompagnato lungo il corso di tutta la mia vita. Durante l’adolescenza ho deciso di cercare con tutte le mie energie di farla diventare la mia professione. È stata una scelta singolare, considerando che nell’ambiente in cui sono cresciuto non è usuale intraprendere la carriera musicale. In alternativa avrei volentieri intrapreso la strada della medicina, seguendo le orme di molti miei familiari.

Lei è nato in Cile, dove ha studiato fino al completamento della formazione avvenuta nel 2015. Cosa lo ha spinto a venire in Italia?
Dal momento che ho deciso di diventare musicista professionista ho avuto chiaro che sarebbe stato necessario arricchire la mia formazione facendo un’esperienza di studio all’estero. Per questo ho deciso di conoscere l’approccio della scuola pianistica italiana considerando l’importanza che essa ha avuto nella storia della musica.
A seguito del conseguimento della laurea all’Instituto de Musica de la Universidad Catolica de Chile, ho deciso di partecipare agli esami d’ammissione di differenti scuole europee. Infine, dopo un’approfondita analisi, ho deciso di venire a Torino, dove ho proseguito i miei studi al Conservatorio “Giuseppe Verdi”. Qui sto ultimando il biennio sotto la guida del maestro Claudio Voghera. La mia decisione è stata motivata dal fatto che ritengo l’Italia uno dei maggiori punti di riferimento artistici e culturali al mondo e in particolare per la grande tradizione musicale passata: non a caso fu proprio un Bartolomeo Cristofori una delle figure più importanti nell’evoluzione dello strumento che da sempre mi affascina. Inoltre non possiamo non ricordare i grandi compositori e interpreti che costellano la tradizione musicale italiana tra cui Cherubini, Verdi, Michelangeli, Abbado, Ciccolini che sono stati per me un punto di riferimento fondamentale nel mio avvicinamento alla musica.

Quali differenze riscontra tra il suo e il nostro Paese?
Senza dubbio la realtà culturale cilena presenta infinite differenze da quella italiana. Posso provare a sottolinearne una in particolare attinente al percorso formativo musicale: nonostante in Cile sia possibile acquisire una formazione pianistica molto valida, è in parte assente il contesto che oggi è diventato quasi necessario per sviluppare una carriera concertistica, mi riferisco per esempio a stagioni concertistiche che valorizzino e facciano conoscere giovani musicisti, concorsi e, in generale, luoghi adatti a ospitare eventi musicali.

A che punto è il suo percorso di perfezionamento? Che cosa desidera per il suo futuro?
Attualmente frequento l’ultimo anno dei Corsi Accademici di II livello al Conservatorio, e parallelamente i corsi di perfezionamento all’Accademia di Pinerolo sotto la guida di Gabriele Carcano e Roberto Plano. I miei progetti futuri prevedono di continuare ad approfondire lo studio, magari anche altrove, al fine di acquisire una conoscenza e comprensione globale della musica e della pratica pianistica da diffondere nel mio paese d’origine.

Qual è il momento più emozionante che ricorda del suo percorso musicale?
È difficile per me individuare un momento specifico come il più emozionante. Ogni volta che salgo sul palco è un momento diverso e per questo degno di essere ricordato in quanto speciale e unico. Se dovessi proprio sceglierne uno, forse potrei parlare di quando ho saputo dell’esito positivo dell’ammissione al Royal College of Music di Londra.

Intervista raccolta da Gabriella Gallafrio per l’Unione Musicale