La storia di un’istituzione e fatta non solo di dati oggettivi e culturali, ma di amicizie e simpatie, di quei legami umani che danno senso alle fatiche organizzative. La musica poi e arte socievole per eccellenza e si svolge come un circolo tra gli autori, gli esecutori e il pubblico, dove l’avvenimento, non meno della sorpresa, e il ritorno di care conoscenze, di riannodate consuetudini; amici sono i grandi del Parnaso musicale, i Mozart, Beethoven, Chopin, Schubert e cosi via, e amici i pianisti, i violinisti, i direttori che ce li ripropongono ogni volta come nuovi; ma poi gli interpreti in carne e ossa, con i loro volti, i loro gesti, i loro racconti rappresentano un’amicizia più concreta e più quotidiana, rispetto a quell’altra un po’ metafisica con i grandi creatori. Settant’anni sono trascorsi dai primi concerti nel Salone Principessa Clotilde e nella Saletta del Conservatorio, quella degli esami e delle audizioni particolari, passando poi al Salone riservato ai concerti. Nel 1951 una giovanissima Maria Tipo suona, fra altre cose, le Danze dei compagni di Davide op. 6 di Schumann e un critico scrive: «Un angelo e sceso a suonare Schumann!»: non c’ero, ma ripensandola in decine di concerti, c’è da giurare che fosse proprio cosi. Invece nel marzo 1954 ho ancora fatto in tempo a sentire Alfred Cortot, probabilmente nel suo ultimo concerto a Torino: il legato di Cortot, quasi un violoncello! Nello stesso anno primo concerto per l’Unione Musicale di Nikita Magaloff, come la Tipo, grande e fedelissimo amico dell’istituzione per tutta la vita; due anni dopo primo concerto di Aldo Ciccolini, lo stesso finissimo artista che nel novembre 2014, a piu di ottant’anni, ha tenuto nel nostro Conservatorio il suo ultimo concerto. Una qualita particolare di amicizia, fatta di rigore e rispetto, si era venuta affermando nell’Unione Musicale per l’opera del suo fondatore indimenticato, Giorgio Balmas: il suo credo era una cultura dell’educazione piu che dell’esibizione, e a questo fine ha ispirato la sua rete di progetti e di salde relazioni; precoce e poi saldissima quella con Maurizio Pollini che Balmas invito a suonare ancora prima della vittoria al Concorso di Varsavia, e che poi sulla base di una reciproca stima (tutti e due amavano programmi audaci e sperimentali) fece di Pollini una colonna delle nostre stagioni musicali. Altro chiodo su cui Balmas amava battere era rendere abituale da noi il Lied, in anni in cui nemmeno Elisabeth Schwarzkopf, assiduamente riproposta ogni anno, faceva l’esaurito; ma i frutti oggi si vedono nella popolarità raggiunta dalla Banse, da Goerne, Prégardien, Bostridge, Gerhaher che non mancano mai nelle stagioni dell’Unione e nell’ambizioso progetto della Schubertiade in ricordo di Dietrich Fischer-Dieskau.
Veri, indimenticabili amici che hanno segnato la nostra storia in incontri e discussioni continue sono stati Lodovico Lessona e Luciano Moffa, fondatori dei Solisti di Torino troppo presto scomparsi, e con Salvatore Accardo protagonisti di feconde esplorazioni nel mondo della musica da camera. C’e da credere che nessun terreno sia migliore di questo per coltivare l’amicizia, e in questo spirito sono seguiti negli anni successivi gli Incontri con la musica da camera, una iniziativa in cui troviamo artisti divenuti familiari al nostro pubblico e che erano ospiti fissi al Conservatorio: ecco Enrico Dindo, che proprio agli inizi della sua carriera e stato uno dei protagonisti degli Incontri, insieme a Mario Brunello, Andrea Lucchesini, Danilo Rossi e Giuliano Carmignola. Qui e maturato anche l’impegnativo progetto delle “integrali”, con le Suites di Bach per violoncello solo e poi assieme a Pietro De Maria con Sonate e Variazioni di Beethoven e poi di Mendelssohn. Anche De Maria ha collaborato fin dall’inizio agli Incontri, divenendo poi protagonista di seguitissimi cicli monografici: tutto Chopin dal 2007 al 2009, quindi Bach e il Novecento di Ligeti e Schönberg. Fra gli amici, e fra i più amabili e sorridenti, come dimenticare i King’s Singers? Il loro primo concerto e del febbraio 1978, molti anni fa, quindi in una formazione del tutto diversa da quella attuale (Thompson, Holt, Hume, Carrington, Kay, Perrin): dopo quella data sono tornati fra noi diciassette volte. Murray Perahia sarà in Unione Musicale quest’anno per l’ottava volta, la prima nel 1981 con pagine di Mozart, Schumann, Schubert e Bartók; nel novembre del 2000 ci offri un programma tutto Bach; e tornato l’ultima volta nel 2010, al Lingotto, con una Sonata op. 109 di Beethoven che chi l’ha sentita ricorda ancora per la sua nitidezza e affettuosità.
I ricordi di settant’anni di musiche suonate e ascoltate s’inseguono e si sommano, il circolo delle consuetudini si allarga di memorie e nuove emozioni, come il cuore amico della musica. (Articolo di Giorgio Pestelli)
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