Come è nato lo spettacolo Favole al telefono?
L’idea di mettere in musica alcune favole della raccolta di Rodari è stata dell’amica compositrice Maria Gabriella Zen. Ci ha chiamato con il desiderio di pitturare il colorato immaginario del libro attraverso la moltitudine di timbri delle percussioni e ovviamente abbiamo risposto con grande entusiasmo.
Ogni favola è declinata come una variazione sul tema Ah Vous dirai-je maman canto popolare francese su cui Mozart scrisse le celebri 12 Variazioni per pianoforte K. 265.
Terzo ingrediente è un formidabile raccontastorie che in questa occasione sarà l’attore Giorgio Donati con il quale collaboriamo da tempo.
Gianni Rodari è l’autore per l’infanzia per eccellenza, attraverso questo progetto l’avete riscoperto? Quali aspetti dei suoi racconti oggi che siete adulti vi colpiscono ancora?
Favole al telefono è un libro che passa per l’infanzia di tutti i bambini, ciascuno di noi ricordava un personaggio particolare o era rimasto legato a qualche parola, a qualche immagine. Memorabili i numeri inventati, le medaglie con buchi d’argento e i semafori blu!!
È stato un privilegio poter tornare a giocare intorno a queste parole, credo siano infatti proprio il lessico e l’esplorazione della nostra bellissima lingua italiana le cose che più ci colpiscono di questo libro scritto più di 50 anni fa. La capacità di disegnare mondi a partire dalle piccole cose e di rendere il quotidiano favoloso ci regalano il sorriso ogni volta che saliamo sul palco.
Come avete lavorato per integrare la musica alla drammaturgia?
L’intervento musicale sul testo è molto variegato e si modella sulla singola favola, l’obiettivo principale è stato quello di esaltare e valorizzare il testo.
L’elemento sonoro in alcuni casi è uno sfondo quasi immobile, un tappeto sul quale la voce si muove libera; in altri casi la musica cammina con le parole oppure enfatizza il fluttuare della storia.
Ciò che impreziosisce il colore delle favole stesse è il ventaglio timbrico che con le nostre percussioni riusciamo a creare. Sul palco vedrete una grandissima quantità di strumenti che saranno una scenografia che, siamo certi, sarebbe piaciuta anche a Gianni Rodari!
Secondo il vostro parere di artisti che si rivolgono spesso a un pubblico di ragazzi, che ruolo ha la musica nello sviluppo di una persona?
La musica svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo globale dell’individuo: agisce sugli stati d’animo più profondi e sulle emozioni, è nutrimento della mente e dello spirito ma anche divertimento, gioco, stimolo per sviluppare le potenzialità espressive della persona. Inoltre la musica ci aiuta a trovare un punto di incontro tra i bambini, perché semplicemente è un mezzo espressivo che abbatte le differenze, unisce e diventa un luogo fertile per sensibilizzare e per lasciare libera la creatività.
La percussione ha, in questo contesto, una posizione di privilegio: l’immediatezza del suono di un tamburo, il legame strettissimo tra pulsazione, ritmo, movimento, gesto-suono rendono noi percussionisti ancora più vicini all’utilizzo musica come veicolo e contenuto divulgativo.
Come si può descrivere l’emozione di suonare per un pubblico di bambini/ragazzi?
Suonare davanti a un pubblico giovane o giovanissimo è davvero un’esperienza particolare, alla quale non ci si abitua! È molto delicato e difficile catturare gli occhi e i pensieri dei bambini: sono esigenti e del tutto privi di sovrastrutture che li vincolano a comportarsi come da “protocollo” in una sala da concerto. L’esultanza quando il cattivo di turno viene sconfitto così come il silenzio di attesa per qualcosa che sta per svelarsi danno a noi musicisti sul palco la gioia e la consapevolezza di essere per loro un bel momento di crescita e ogni volta ci candidiamo a essere preziosi ricordi.
Lo spettacolo è davvero un’esperienza reale e sincera, e il pubblico è protagonista quanto noi della sua buona riuscita, la spensieratezza e l’entusiasmo che ci trasmettono ce li portiamo sempre a casa e li custodiamo con cura!
Intervista raccolta da Gabriella Gallafrio per l’Unione Musicale
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