Con i due appuntamenti di novembre prosegue l’integrale dei Quartetti mozartiani iniziata dal Quartetto di Cremona nella Stagione 2015-2016 e avviata a concludersi nel prossimo dicembre. L’immersione in un “mondo” musicale e sempre una bella occasione per porsi domande di carattere generale, alle quali i nostri musicisti, abituati per altro a riflettere sul proprio lavoro, certo non si sottraggono.

È un mondo compatto o variegato quello dei Quartetti di Mozart? Che cosa hanno in comune i Quartetti della maturità e il cosiddetto Quartetto di Lodi, scritto a 14 anni?
«Non c’è dubbio che Mozart – è il primo violino Cristiano Gualco che si fa portavoce – abbia percorso parecchia strada dal Lodi ai suoi ultimi Quartetti. Contrariamente a Beethoven, i cui Quartetti sono maturi già dai primi dell’op.18, nei giovanili di Mozart troviamo un compositore in fase di apprendimento (con papa Leopold sempre pronto alla correzione!) mentre dal K. 387 vediamo il genio cui siamo abituati. Paradossalmente, pero, proprio il Lodi si avvicina agli ultimi Quartetti per quell’elemento imponderabile di fantasia e grazia di cui la musica di Mozart e cosi ricca».

Il vostro lavoro di interpreti e anche un osservatorio prezioso sul pubblico. Com’è oggi la ricezione della musica da camera in Italia presso i giovani?
«È vero che ai giovani spesso non interessa la musica classica (non sempre per colpa loro!), tantomeno quella da camera, perché e più in età adulta che il ragionamento si fa sottile e si apprezza, per esempio, il piacere di un cambio repentino d’armonia. Ma non sono pessimista: quando penso a certi nostri allievi alle prese con Mozart e Beethoven, mi torna la fiducia e capisco che un messaggio vero e portatore di bellezza troverà sempre il modo di farsi ascoltare». (Intervista di Nicola Pedone)

{Originale su www.sistemamusica.it }