Quartetto Casals
Vera Martinez-Mehner – Abel Tomàs – Jonathan Brown – Arnau Tomàs
BEETHOVEN. I QUARTETTI
Torino, Conservatorio Giuseppe Verdi, piazza Bodoni – ore 21
martedì 8 maggio 2018 (serie pari)
Beethoven
Quartetto in la maggiore op. 18 n. 5
Lucio Franco Amanti (1977)
Quartetto ReSolUtIO (prima esecuzione italiana)
Beethoven
Quartetto in mi bemolle maggiore op. 74 (delle Arpe)
Quartetto in mi bemolle maggiore op. 127
mercoledì 9 maggio 2018 (serie dispari)
Beethoven
Quartetto in fa maggiore op. 18 n. 1
Quartetto in fa maggiore op. 14 n. 1a (trascrizione della Sonata per pianoforte op. 14 n. 1)
Aureliano Cattaneo (1974)
Quartetto “Neben” (prima esecuzione italiana)
Beethoven
Quartetto in mi minore op. 59 n. 2 (Razumovsky)
IL QUARTETTO CASALS FESTEGGIA 20 ANNI CON L’INTEGRALE DI BEETHOVEN
Definito da The Times un «ensemble magnificamente equilibrato, suadente, vigoroso e incredibilmente intelligente», il Quartetto Casals compie vent’anni di attività e li festeggia con… Beethoven!
La formazione spagnola è infatti impegnata nell’esecuzione integrale dei Quartetti per archi di Beethoven nel corso di una lunga tournée che sta toccando la Wigmore Hall di Londra, la Philharmonie di Berlino, la Gulbenkian Foundation di Lisbona, l’Auditori di Barcellona e poi ancora Vienna, Madrid, Ansterdam e Tokyo.
Unico partner italiano di questo prestigioso network di istituzioni creato appositamente per la realizzazione del progetto, l’Unione Musicale ha inserito nel suo cartellone sei concerti: i primi quattro nella Stagione 2017-2018 (due si sono tenuti a novembre 2017, seguiti dai concerti dell’8 e 9 maggio) e gli altri due nella Stagione 2018-2019.
Il progetto sottolinea la centrale importanza dei Quartetti nell’ambito della produzione beethoveniana, che venne messa in rilievo già da Paul Bekker, uno dei più documentati biografi del maestro di Bonn: «Questa musica da camera per strumenti ad arco è veramente l’asse della psiche creativa di Beethoven, intorno al quale tutto il resto si raggruppa a guisa di complemento e di conferma. Nei Quartetti si rispecchia tutta la vita del musicista, non sotto l’aspetto di confessione personale, quasi di diario, come nell’improvvisazione delle sonate, non nella grandiosa forma monumentale dello stile sinfonico, bensì nella contemplazione serena, che rinuncia all’aiuto esteriore della virtuosità e alla monumentalità delle masse sonore dell’orchestra e si limita alla forma, semplice e priva di messa in scena, di colloqui tra quattro individualità che tra di loro si equivalgono».
Peculiarità del progetto che vede protagonista il Quartetto Casals è però anche l’esecuzione, in ciascuno dei sei concerti, anche di brani espressamente commissionati ad autori contemporanei dalle varie istituzioni europee aderenti al progetto, opere che permetteranno di osservare il testo beethoveniano attraverso nuova luce e nuove chiavi di lettura.Il brano commissionato dall’Unione Musicale è stato il Quartetto d’archi B267 richiesto al compositore Giovanni Sollima ed eseguito il 14 novembre scorso. Il ciclo completo dei Quartetti di Beethoven verrà anche inciso dal Quartetto Casals e pubblicato da Harmonia Mundi in tre cofanetti che usciranno nel 2018, 2019 e 2020, terminando così in coincidenza con il 250° anniversario della nascita del compositore.
Nel concerto di martedì 8 maggio sarà in programma il Quartetto op. 18 n. 5, pagina percorsa da una grazia mozartiana, limpida e immune da soprassalti, caratterizzata da un’eleganza di linee e un’accattivante freschezza tematica.
A seguire, il Quartetto op. 74: collocato tra l’op. 59 e l’op. 95, è considerato un’opera di transizione, che ignora la complessità dei precedenti Quartetti op. 59 e si ritaglia piuttosto una dimensione di serena bellezza. La ricercata semplicità di scrittura di questa pagina accantona problemi di ordine costruttivo per lasciare spazio ad altre prospettive del comporre. Ciò che gli ha procurato l’appellativo di “Quartetto delle arpe” è l’uso inedito del pizzicato che domina interi episodi dell’Allegro, trasformandoli in zone di puro effetto coloristico.
Si ispira al “Quartetto delle arpe” il brano ReSolUtIo commissionato a Lucio Franco Amanti dalla String Quartet Biennale Amsterdam, che sarà eseguito in prima italiana. «Settimane, mesi sono passati alla ricerca di un terreno comune tra il Maestro e me stesso – ha dichiarato il compositore – fino a quando finalmente mi sono reso conto che nell’Inno a San Giovanni si trova “nascosta” una parola che dà alle note musicali il loro nome originale: “Re, Sol, Ut, Io” (re, sol, do, si in notazione musicale italiana). Ottimo! “Resolutio” in latino significa sia risoluzione di un problema sia ri-soluzione, cioè una nuova miscela di molti elementi che alla fine si coaguleranno per formare qualcosa di nuovo. Ecco dunque la tela melodica e ritmica per il mio pezzo, sulla quale ho scritto la storia di una piccola, divertente competizione, realizzata in una soleggiata piazza mediterranea, tra musicisti di strada e il Quartetto Casals pochi minuti prima che salgano sul palcoscenico per eseguire il Quartetto “delle Arpe” di Beethoven. Dopo che tutti i personaggi, ognuno a modo suo, hanno avuto la possibilità di raccontare la loro storia, una pioggia gentile inizia a cadere, dissolvendo (ri-risolvendo) di nuovo il foglio musicale per lasciarci infine con un pezzo di carta bianca così che qualcun altro possa proseguire il Lavoro».
Il concerto termina con il Quartetto in mi bemolle maggiore op. 127, ideato da Beethoven mentre stava ancora lavorando alla Missa solemnis e alla Nona Sinfonia. Attratto dall’omogeneità timbrica dei quattro archi, Beethoven ci regala con il Quartetto op. 127 un capolavoro improntato a un radioso lirismo.
Con l’op. 127 si apre una stagione nuova e fondamentale nella produzione beethoveniana che ha consegnato alla storia un patrimonio artistico così nevralgico da divenire il “sole” del nostro sistema musicale.
Il concerto di mercoledì 9 maggio 2018 si apre con il primissimo Quartetto, l’op. 18 n. 1. La pagina, pur improntata allo spirito settecentesco sulla linea della tradizione di Haydn e di Mozart, ci mostra alcuni tratti della nascente personalità di Beethoven, mosso dalla ricerca della più aderente espressione del proprio io interiore.
Per scrivere il Quartetto in fa maggiore op. 14 n. 1a Beethoven dovette superare la sua ritrosia a trascrivere per archi composizioni pensate per il pianoforte. “Dietro insistenti preghiere” nel 1802 consegnava all’editore Breitkopf und Härtel il Quartetto, derivante dalla Sonata per pianoforte op. 14 n. 1. Naturalmente rispetto alla Sonata, Beethoven apportò notevoli modifiche, tenendo conto delle caratteristiche della formazione quartettistica e utilizzando in modo diverso il materiale melodico e armonico, anche per quanto riguarda la disposizione della tonalità. La composizione rientra in quel tipo di musica spigliata e scorrevole cara al primo Beethoven.
Dopo la stesura dei sei giovanili Quartetti op. 18, l’occasione di dedicarsi nuovamente alla composizione di un quartetto per archi venne per Beethoven dalla commissione del conte Andreas Rasumovskij, ambasciatore a Vienna e mecenate. Forte dell’esperienza sinfonica, Beethoven infonde qui nuova linfa al concetto di Quartetto: non più un insieme di quattro strumenti ma un unico strumento esso stesso.
I Quartetti op. 59 non vengono meno alla scrittura ricercata, alla tecnica dell’elaborazione tematica, ma inglobano piuttosto una serie di tecniche e di spunti prima ignoti: dalla sobrietà del materiale tematico alla logica più stringente e consequenziale, in cui ogni dettaglio ha una sua necessità all’interno di un preciso percorso evolutivo. Tali caratteristiche, unite alla carica passionale e intimistica, fanno del Quartetto in mi minore op. 59 n. 2 una vera pietra di paragone per la generazione di Schumann, che poteva guardare al mirabile equilibrio di forma e contenuto della partitura.
Al secondo dei “Quartetti Razumovsky” si ispira anche il Quartetto Neben, composto da Aureliano Cattaneo su commissione della Wiener Konzerthaus e dalla Ernst von Siemens Foundation. «La composizione amplifica piccoli dettagli del Quartetto di Beethoven – un salto di ottava, un ostinato ritmico, l’intervallo di semitoni che permea l’intera composizione – e li integra in una struttura perpetuamente mutevole in termini di ritmo, tempo e colore, in cui non c’è mai una citazione vera, ma un dialogo incessante, una costante distanza di prossimità (“neben” significa “accanto” in tedesco) con il testo di riferimento».
Arrivati al ventesimo compleanno il Quartetto Casals dichiara: «I primi vent’anni sono stati un periodo di consolidamento, ma già negli ultimi anni abbiamo cominciato a esplorare le possibilità creative di questo consolidamento: ci permettiamo più variazioni tra le voci, pianifichiamo meno ciò che accadrà sul palco e siamo più flessibili nel modo in cui prendiamo le decisioni. Fino al 2020 il progetto principale sarà il nostro ciclo Beethoven insieme alle sei opere che sono state commissionate…» Intervista esclusiva al Quartetto Casals su https://www.unionemusicale.it/intervista-esclusiva-al-quartetto-casals/
Il pubblico dell’Unione Musicale potrà terminare la “full immersion” beethoveniana (iniziata lo scorso novembre) con due appuntamenti consecutivi nel dicembre prossimo, sempre presso il Conservatorio Giuseppe Verdi alle ore 21.
poltrone numerate, euro 30
in vendita online e presso la biglietteria di Unione Musicale
ingressi, euro 20
e riduzioni per i giovani fino a 21 anni
in vendita i giorni dei concerti presso il Conservatorio dalle ore 20.30
BIGLIETTERIA
Unione Musicale, piazza Castello 29 – 101023 Torino
tel. 011 566 98 11 – info@unionemusicale.it
orario: martedì e mercoledì 12.30-17 – giovedì e venerdì 10.30-14.30
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