Come è cambiata la sua vita a soli 25 anni, dopo la vittoria del concorso per primo violino di spalla dell’Orchestra della Scala?
«La vittoria alla Scala ha certamente cambiato la mia vita poiché questa professione richiede tempo, dedizione e molto impegno. Il Teatro allo stesso tempo mi permette di collaborare con musicisti di grande prestigio e ogni giorno raccolgo da loro tantissimi insegnamenti che mi rendono una musicista più completa».

È stato difficile inserirsi nell’ambiente lavorativo del Teatro?
«Ovviamente l’ingresso in una nuova famiglia non è mai facilissimo, ma mi ritengo molto fortunata e sono soddisfatta perché ho ricevuto fin da subito dalla gran parte dei miei colleghi dimostrazioni di stima, affetto e supporto. Anche in questo caso trovo che lo scambio professionale mi arricchisca ogni giorno e spero anche io di poter comunicare e insegnare qualcosa ai miei colleghi».

Quali sono i suoi attuali progetti in ambito solistico e cameristico?
«Attualmente sto portando avanti la mia attività cameristica in duo con Olaf Laneri e abbiamo pronto il progetto dell’integrale di Beethoven di cui vorremmo presto anche realizzare un’incisione. Per quanto riguarda l’attività solistica, per me importantissima, mi sto dedicando anche al repertorio meno conosciuto: ho realizzato infatti la prima incisione dei concerti di Wolf-Ferrari, Sinigaglia e Respighi».

Lei ha cominciato a soli 4 anni con il metodo Suzuki… che ricordi ha di questa esperienza? La consiglierebbe a chi vuole iniziare il proprio figlio ad un percorso musicale?
«Il metodo Suzuki a mio parere è una strada davvero unica e straordinaria per avvicinare i bambini alla musica. Io ho avuto la fortuna di avere un’eccezionale insegnante, Fiorenza Rosi, purtroppo scomparsa, che i miei ex compagni di studi ed io ricordiamo con affetto attraverso l’orchestra da camera Fiórchestra, così chiamata in sua memoria. Con il metodo Suzuki la musica viene insegnata come se fosse una lingua, diventa così per il bambino una cosa naturale poiché il primo apprendimento avviene attraverso l’orecchio e non con la lettura».

Appassionata di moda, il suo profilo Instagram conta 111 mila follower, è importante per un musicista aprirsi alle potenzialità offerte dai social media? I social possono influire sul valore della propria arte e sul giudizio di pubblico e critica?
«Da un anno e mezzo ho deciso di realizzare un profilo IG ufficiale in cui poter condividere sia l’amore per la musica sia la mia grande passione per la moda e in poco tempo ho raggiunto più di 100 mila seguaci e collaboro con numerose aziende importanti di abbigliamento e non.
All’inizio ero dubbiosa ma poi ho pensato che sono figlia del mio tempo e soprattutto che non avrei fatto nulla di male a raccontare anche un altro lato di me, ovviamente facendolo con rispetto ed eleganza, anche per il ruolo ufficiale che ricopro. Anzi, ho notato che grazie alla mia seconda attività tante persone che non sapevano cosa fosse la musica classica si sono incuriosite e hanno mostrato un interesse nei confronti del mio personaggio di musicista-fashion influencer. Per questo sono felicissima di questo mio percorso!»

Intervista raccolta da Gabriella Gallafrio per l’Unione Musicale