Antje Weithaas lei suona un violino di Peter Greiner costruito nel 2001. Quali sono le caratteristiche che cerca nei suoi strumenti?
«Sto cercando uno strumento che mi permetta di creare tutti i colori che percepisco nel mio orecchio interiore. Ho bisogno di una vasta gamma dinamica, di un suono fortemente caratterizzato e, naturalmente, di un timbro bellissimo».
Secondo lei, come cambia l’ascolto (e l’interpretazione) della musica classica nell’era digitale, dove la fruizione dei contenuti è estremamente veloce? Ha ancora senso ascoltare un concerto dal vivo?
«Secondo me nessuna registrazione può possedere l’intensità di un concerto dal vivo. In un buon concerto il pubblico è parte attiva dell’energia speciale che si crea in quel momento. L’interazione e la comunicazione tra pubblico e artisti rende ogni concerto unico e irripetibile».
Negli ultimi anni l’Unione Musicale sta cercando differenti modalità per attirare nuovi pubblici e soprattutto giovani. Ci sono problemi simili anche in Svizzera e in Germania? Che cosa è stato fatto in questo campo? Quali sono le azioni più efficaci?
«In Germania faccio parte del progetto “Rhapsody in School” nato dall’idea di visitare classi scolastiche e portare a conoscenza dei bambini la musica e gli strumenti. Amo questi momenti ed è affascinante vedere come soprattutto i bambini più piccoli reagiscano alla musica classica. Sono così aperti, pieni di fantasia e senza alcun pregiudizio!
Se stimoliamo i bambini a questa età apriamo i loro cuori alla musica, vivendo insieme questi momenti miracolosi che solo la musica può creare… Sono molto ottimista».
Lei insegna alla Hochschule für Musik Hanns Eisler di Berlino, dove ha anche studiato. Che tipo di consiglio darebbe a un giovane che vuole intraprendere la carriera di violinista?
«Prima di tutto quello di diventare un ottimo musicista e un musicista autentico, che vive il bisogno interiore di donare emozioni profonde sia alla musica sia al pubblico. Sono certa che questa qualità è assolutamente necessaria per una carriera duratura. Il “mercato della musica” comunque sembra avere le sue regole… il mio suggerimento è quello di essere autentici e capaci di riflettere su se stessi».
Intervista raccolta da Laura Brucalassi per l’Unione Musicale
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