Quando si è formato il vostro gruppo?
Abbiamo cominciato a suonare insieme nel 2013, inizialmente abbastanza per caso. Io (Lorenzo) ed Edoardo eravamo compagni di solfeggio e mi era capitato di accompagnarlo in qualche occasione. Abbiamo allora chiesto a Francesco di unirsi a noi per formare un trio e abbiamo iniziato a studiare sotto la guida del maestro Marco Zuccarini. L’esperienza cameristica ci è piaciuta così tanto che abbiamo deciso di continuare a suonare insieme.

Da allora avete vinto moltissimi premi, tra i quali, lo scorso anno, il secondo premio (con primo premio non assegnato) e numerosi premi speciali, tra i quali il “Young Award” come ensemble finalista più promettente alla ventesima edizione del Premio Trio di Trieste. Cosa ha rappresentato per voi quella esperienza?
L’esperienza del Premio Trio di Trieste è un ricordo che porteremo sempre con noi. È stata la prima volta che ci siamo cimentati in prove così impegnative ed è stata l’occasione per fare il punto della situazione sul nostro percorso. Abbiamo deciso di provarci relativamente tardi, ad una settimana dalla scadenza dell’iscrizione, su esortazione del nostro maestro Antonio Valentino. Una volta saputo l’esito dell’ammissione, abbiamo dovuto in soli tre mesi riprendere, montare, approfondire tutto il repertorio richiesto. Per fortuna c’era l’estate di mezzo, per cui abbiamo canalizzato tutti i nostri sforzi sul concorso rinunciando ad ogni altro impegno e – purtroppo – anche alle vacanze. Aldilà del risultato gratificante, del concorso ci è rimasto un grande bagaglio di esperienza che sarà utile per affrontare i prossimi, a partire dalla concentrazione, dalla gestione dell’ansia, degli spuntini e dei caffè!

Come avete vissuto il periodo di sospensione dell’attività concertistica?
Il periodo dell’interruzione è stato particolarmente doloroso, come immaginiamo sia stato per tutto l’ambiente musicale. Gli interrogativi sul futuro, sia a breve sia a lungo termine, rendevano lo studio difficile e poco stimolante. In generale ci ha demoralizzato riscontrare la scarsa considerazione e conoscenza delle difficoltà del settore dello spettacolo nella gestione dell’emergenza. Per fortuna l’iniziativa e la passione degli enti e dei lavoratori dello spettacolo compensano in parte certe lacune. La musica però è stata anche un’ancora a cui ci siamo attaccati nei momenti più difficili e senz’altro, con le numerose ore di studio, possiamo dire di aver avuto il privilegio di non esserci annoiati.

Cosa vi è mancato di più della vostra attività di musicisti?
Come gruppo cameristico, la maggior parte del nostro lavoro in quarantena è rimasto sospeso. Senz’altro non poter provare e non poterci far sentire dai nostri insegnanti è stato un grande limite, soltanto in parte compensato dalla lettura individuale di nuovi brani. Più di tutto ci sono mancati i concerti. Avevamo diversi appuntamenti in programma per cui avevamo studiato a lungo e vederli annullati uno ad uno è stato sconfortante. In particolare desideravamo molto tornare a suonare a Torino, per voi, a maggio e per questo motivo siamo a maggior ragione felici di poter riprendere l’attività concertistica proprio nell’ambito di Camera d’estate.

Quali sono le vostre emozioni nel ricominciare a suonare dal vivo in una sala da concerto?
Poter di nuovo confrontarsi con il pubblico è stato meraviglioso. Nel periodo di arresto forzato abbiamo capito quanto l’esperienza di far musica per il pubblico e dal vivo sia importante e insostituibile e la prima volta che siamo tornati sul palco, nonostante l’ansia, siamo stati pervasi da entusiasmo e felicità!

Quali progetti avete per il prossimo futuro?
Per il futuro abbiamo numerosi progetti, ma la direttrice principale rimangono lo studio, la ricerca e la crescita individuale e cameristica. A breve completeremo gli studi al Conservatorio e continueremo a seguire i nostri insegnanti del Trio di Parma e del Trio Debussy. Inoltre abbiamo in programma di provare nuovi concorsi e tentare esperienze all’estero.

Intervista raccolta da Laura Brucalassi per l’Unione Musicale