Qual è stato (e qual è tuttora) il ruolo della musica nel suo sviluppo personale?
Fin da quando ero bambino la musica classica è sempre stata una costante nelle mie giornate, avendo iniziato a suonare il violoncello a otto anni ho dovuto apprendere la disciplina, il rigore e la perseveranza che lo studio di uno strumento necessita. Credo che uno degli insegnamenti più significativi che la musica mi abbia dato sia proprio derivante da questo aspetto: lo studio di uno strumento è un percorso che intraprendiamo su noi stessi, sul forte sviluppo della nostra sensibilità, volontà e capacità di dire qualcosa di vero, di suscitare emozioni nel pubblico mettendo in gioco le nostre.
Quando e perché ha scelto di diventare un musicista professionista?
L’idea che avevo in mente, quando ho iniziato a studiare violoncello, è sempre stata quella di fare della musica lo scopo principale della mia vita: ad essere sincero non l’ho mai considerata come un passatempo o un’alternativa alle partite a pallone con gli amici. Ho sempre amato il modo in cui la musica riesce a trasmettere emozioni in modo vivo, tangibile e unico, come nessun’altra forma artistica ha la capacità di fare. Inoltre devo molto al mio primo insegnante, che è riuscito a trasmettermi con grande forza ed entusiasmo la passione per la musica e che rappresentava il sogno che avrei voluto si avverasse, quello di girare il mondo facendo ciò che si ama.
Come è nata la vostra collaborazione?
Io e Luca abbiamo studiato nello stesso Conservatorio, a Milano, ed è lì che ci siamo conosciuti, condividendo esperienze musicali e non. Abbiamo collaborato in molte occasioni in diverse formazioni cameristiche, trovandoci sempre bene insieme e siamo veramente entusiasti di poterci esibire come duo per la stagione dell’Unione Musicale.
Alla luce della sua attuale carriera, quali tra gli insegnamenti ricevuti reputa siano stati più preziosi?
A questo punto del mio percorso, oltre al contributo di diverse figure del panorama musicale, sicuramente è stato di grandissimo impatto l’incontro con Enrico Bronzi. Fin da subito sono rimasto estremamente affascinato dalla sua visione musicale, che mi ha radicalmente influenzato e illuminato sul significato e sul valore del fare musica, di usare il proprio strumento e le conoscenze musicali per trasmettere qualcosa di estremamente vivo, vero e che può essere percepito da tutti.
Credo che sia questo ciò che più mi ha cambiato: un insieme di sensazioni e il desiderio di comunicare vere emozioni, al di là del banale aspetto di suonare bene uno strumento.
Secondo lei come è possibile attrarre pubblico giovane (vostri coetanei, per intenderci) alla musica classica?
Avvicinare i ragazzi alla musica classica è una sfida non facile, anche se devo dire che ci sono molte iniziative valide e agevolazioni economiche anche da parte di teatri e stagioni musicali. Oltre all’istruzione scolastica che, a partire dalle scuole dell’obbligo, dovrebbe fornire una maggiore conoscenza almeno superficiale della musica classica, credo che prima di tutto debba esserci, nei ragazzi, la curiosità e la voglia di voler esplorare senza pregiudizi e chiusure mentali altri panorami musicali rispetto a quelli a cui siamo continuamente sottoposti ogni giorno nella nostra società, ma questa curiosità deve essere stimolata da noi coetanei.
Sono convinto che la responsabilità sia nostra, di noi ragazzi musicisti che abbiamo il dovere di coinvolgere amici e conoscenti, mettendoli in contatto con questa realtà attraverso la nostra passione, i concerti in cui noi stessi ci esibiamo, le orchestre giovanili e quant’altro, mostrando loro che non è nulla di strano o di inconsueto per un ragazzo, ma solo un mondo di cui non si parla abbastanza.
Che cosa le piace ascoltare?
Ovviamente la musica classica ha un ruolo rilevante, ma ascolto volentieri quasi tutti i generi musicali, band storiche e non, jazz, pop, cantautori di varie nazionalità, colonne sonore tratte da film e così via. Per lo stesso motivo per il quale i ragazzi che non studiano musica non dovrebbero precludersi la possibilità di entrare in contatto con la musica classica, io cerco di ascoltare più generi musicali possibili perché, a prescindere dai gusti, qualsiasi genere di buona musica ci arricchisce così come ogni nuova esperienza.
Intervista raccolta da Gabriella Gallafrio per l’Unione Musicale
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