“Trovarci di nuovo a Torino e un vero piacere: l’atmosfera che si respira e speciale. Gli amici dell’Unione Musicale ci hanno sostenute fin da quando eravamo giovani, ci hanno seguite, aiutate, si sono dimostrati sempre pronti ad accogliere ogni nostro nuovo progetto e speriamo continuino a farlo anche in futuro”. Così Katia Labèque introduce l’appuntamento che vedra lei e la sorella Marielle di nuovo protagoniste dei concerti dell’Unione Musicale.

Parlando appunto di nuovi progetti, ci racconta del primo brano in programma?
La sagra della primavera e un’acquisizione abbastanza recente. La prima volta l’abbiamo eseguita in pubblico nel gennaio 2015 per una cerchia molto ristretta di persone: Alessandro Baricco e i suoi studenti. Ci siamo subito rese conto che si trattava di una partitura che ha bisogno di maturare sul palcoscenico. Solo suonandola in pubblico capisci fin dove ti puoi spingere e quali sono i tuoi limiti d’interprete. La versione per due pianoforti, peraltro, e decisamente più cruda di quella per orchestra. La definirei agghiacciante; emerge infatti da un lato tutta la violenza della storia che la Sagra racconta e dei miti cui Stravinskij si e ispirato, e dall’altro la crudezza della scrittura musicale stravinskijana. E ancora oggi un pezzo choccante”.

Un contrasto forte con le fiabe di Mamma Oca…
“Abbiamo voluto intenzionalmente creare tale contrasto, contrapponendo la Sagra a Ma mère l’oye, nella versione originale per quattro mani. Una pagina intima questa di Ravel, una pagina di intenso ma sommesso lirismo. Contrasto che si riverbera anche nel finale. Certo West Side Story s’ispira a Romeo e Giulietta, ma qui Giulietta, ovvero Maria, per una volta non muore”.

Com’è nata questa suite?
“Siamo state fortunate. Abbiamo incontrato Bernstein e gli abbiamo proposto di elaborare alcune pagine della sua opera per due pianoforti. A lui l’idea e piaciuta subito. Ha chiamato uno dei due orchestratori di West Side Story, Irving Kostal, che, entusiasta, si e messo al lavoro. Cosi ne sono nate due versioni: una per i soli pianoforti, quella che eseguiremo a Torino, e un’altra nella quale ci sono anche le percussioni. Pagine bellissime, che a Bernstein piacquero molto e nelle quali ritroviamo tutta la forza delle sue straordinarie melodie”. (Articolo di Fabrizio Festa)

{Originale su www.sistemamusica.it }