Vi esibite per la prima volta a Torino. Ci raccontate alcuni momenti salienti del percorso del vostro ensemble, così da presentarvi al pubblico torinese?
«Ci siamo riuniti per la creazione di Le Consort nel 2015. Nel 2017 abbiamo vinto il primo premio al Concorso Val de Loire presieduto da William Christie. Questo ci ha permesso di registrare il nostro primo disco strumentale, OPUS 1 dedicato a Dandrieu e Corelli. Da allora abbiamo fatto molti concerti ed esploriamo con passione la musica barocca… soprattutto italiana! »

Le vostre performance comunicano entusiasmo e modernità. Qual è il vostro approccio interpretativo alla musica barocca? Cosa volete comunicare?
«La musica barocca è soprattutto una musica di affetti, di emozioni. Lavoriamo sodo per far emergere ogni personaggio, ogni carattere che vogliamo comunicare al pubblico. Questa musica ci lascia anche una certa libertà nelle forme e nell’improvvisazione, elemento che usiamo per sorprendere il pubblico… e talvolta anche noi stessi!»

Il vostro repertorio è molto vasto, che comprende autori come Corelli, Vivaldi, Purcell e Couperin, ma anche compositori meno noti come Reali e Dandrieu. Che cosa vi hanno rivelato le opere di autori meno famosi e spesso ancora poco eseguiti?
«In effetti ci piace molto interpretare i “grandi maestri”, ma siamo anche appassionati di ricercare musica nuova, mai più eseguita dopo il diciottesimo secolo. In ciascuno dei nostri dischi abbiamo registrato per la prima volta la musica di Dandrieu, Lefebvre, Ariosti, Bononcini, Reali… È molto commovente “riportare in vita” compositori ingiustamente dimenticati».

Più precisamente, cosa emerge dal confronto tra Vivaldi e Reali che presentate nel concerto di Torino e nel vostro ultimo album “Specchio veneziano»?
«Vivaldi e Reali devono essersi certamente conosciuti: entrambi infatti sono stati attivi a Venezia come violinisti negli stessi anni. Anche Reali pubblicò una raccolta di Sonate in trio, quattro anni dopo quella di Vivaldi, e sullo stesso modello: 11 Sonate e una Follia.
Se Vivaldi è geniale nelle melodie, nei contrasti e nel virtuosismo, noi apprezziamo molto anche le Sonate di Reali, che riesce a scrivere con uno stile molto personale, certamente ereditato dal Seicento (in particolare per la scrittura piuttosto polifonica) ma allo stesso tempo anche molto moderno, come dimostrano l’uso dell’acuto nel violino e il ruolo importante dato al violoncello, che a volte è addirittura uno strumento concertante, come nella Follia!»

Oggi si assiste ad un forte ritorno di interesse verso il repertorio barocco da parte di molti giovani interpreti e ascoltatori. Come spiegate questo fenomeno?
«La musica barocca è musica diretta, senza filtri, che non ha il desiderio romantico di arrivare ai posteri come un capolavoro. Vuole parlare alle nostre emozioni umane, che tutti condividiamo: il pubblico così come i musicisti sul palco!»

Intervista raccolta da Laura Brucalassi per l’Unione Musicale