Maestro Runge e Maestro Ammon, lavorate entrambi come artisti e insegnanti. Trovate difficile bilanciare questi due aspetti della vita professionale?
«È sempre una sfida organizzativa far funzionare queste due vite complementari in modo efficace. Ma d’altra parte ogni lato fornisce un’ispirazione per l’altro. Entrambi amiamo insegnare e imparare da e con i nostri studenti, vederli crescere è pura gioia. È anche importante per loro che ci esibiamo attivamente, perché dà più credibilità a ciò che comunichiamo come insegnanti. Quindi entrambi gli aspetti si integrano fortemente».

Una delle vostre caratteristiche è la combinazione tra musica classica e altri generi come il jazz, il tango, il rock e la musica da film. Come pensate che questi mondi si possano combinare?
«Nella musica classica storicamente ci sono sempre state forti relazioni e ispirazioni tratte dalla musica popolare, per esempio le Mazurche di Chopin, le Danze Ungheresi di Brahms o la maggior parte della musica di Béla Bartók. Anche le Suite di Bach si basano su danze popolari. Comprendendo questo e soprattutto i groove della musica popolare, l’essenza della musica classica diventa più evidente. C’è un’ispirazione costante che la percorre».

Secondo voi ha ancora senso parlare di generi musicali?
«Assolutamente! Il bello è trovare qualcosa di particolare in ogni genere che può essere condiviso con altri generi. Nella musica classica tutto può combinarsi. Scoprire e svelare questo aspetto è una delle nostre idee principali».

 Come scegliete i pezzi da abbinare?
«All’inizio prevale ovviamente il gusto personale. Ma si tratta di un aspetto cruciale: la scelta dei brani da eseguire tra le vaste possibilità offerte da tutto il repertorio è una delle attività che richiedono più tempo nel nostro lavoro concettuale. Cerchiamo sempre di trovare ponti emotivi o ideali, aspetti complementari o momenti di contrasto tra i brani che eseguiamo, e così alla fine c’è un filo rosso che getta nuove luci da ogni parte».

Maestro Runge, Eleonore Büning di FAZ ha detto “Chi non si commuove fino alle lacrime al suono di Runge, non ha cuore”. A che tipo di suono fa riferimento? Che tipo di suono ricerca?
«Fortunatamente il violoncello, con i suoi acuti, i bassi e la continuità tra i registri, mi offre grandi possibilità di variazioni sonora, maggiori di qualunque altro strumento. È possibile cantare, ma anche piangere, gemere o calpestare, solo per citare alcuni esempi: le possibilità sono infinite! Essenzialmente aspiro sempre a trovare l’espressione più umana e retorica del suono, come se fosse derivato dalla voce umana, e credo che chiunque, indipendentemente dalla cultura o dal background, lo possa capire».

Quanto è importante l’aspetto emotivo nella performance?
«È l’essenza di ogni performance. Ovviamente dobbiamo sempre rendere omaggio allo stile e al testo della composizione, ma alla fine un concerto è tutto basato sull’emozione che si riesce a suscitare negli ascoltatori: la pelle d’oca, il far sorridere o il far commuovere. Come dopo aver visto un grande film o un capolavoro in pittura, sono le emozioni a restare nel cuore delle persone, accompagnandole per un bel po’ di tempo».

Il vostro concerto per Unione Musicale ruoterà attorno a due icone della musica: Beethoven e Piazzolla. Quali aspetti del lavoro di questi compositori ve li hanno fatti definire “rivoluzionari”?
«Entrambi i compositori hanno spostato fortemente i confini di ciò che era accettato nel loro tempo, e quindi hanno dovuto anche subire un rifiuto piuttosto feroce. In tal modo però hanno aperto nuovi percorsi per sviluppi essenziali nell’arte musicale. Oggi entrambi i compositori sono considerati allo stesso tempo rivoluzionari e iconici».

Cosa pensi che avrebbe pensato Beethoven della musica di Piazzolla?
«Bisogna intendere la musica di Piazzolla nel suo contesto socio-culturale. Se Beethoven avesse conosciuto tutto questo background di tango, magari viaggiando anche in Argentina, sono sicuro che avrebbe apprezzato il coraggio, il virtuosismo e la maestria, e soprattutto la fantasia retorica di Piazzolla come musicista completo. Senza dubbio avrebbe apprezzato anche l’immediatezza emotiva e la potenza della sua musica».

Come è iniziata la vostra collaborazione? Cosa vi piace del suonare insieme? Quali sono le sfide nel suonare in duo?
«Ci siamo conosciuti e abbiamo suonato insieme per la prima volta nel 1992, all’Università di Lubecca in Germania, ma la nostra vera collaborazione professionale è iniziata nel 1996 con la registrazione di un cd con musiche di Astor Piazzolla e di compositori spagnoli e sudamericani. In realtà il nostro reciproco amore per la musica di Piazzolla ha innescato l’inizio di una lunga avventura in duo, e alla nostra collaborazione artistica fortunatamente si è affiancata anche ad una bellissima amicizia».

Come avete vissuto questo periodo di lockdown? È cambiato qualcosa nella vostra vita lavorativa?
«Il periodo di lockdown ha rappresentato una sfida estrema perché ha significato accettare una frattura assoluta nelle nostre vite. È stato un periodo molto difficile per tutti! Per fortuna noi due viviamo nello stesso edificio a Berlino, pertanto è stato possibile fare qualcosa di speciale per i nostri vicini: abbiamo suonato 16 brevi concerti dai nostri balconi durante il periodo di clausura più dura. Le persone erano così grate e affascinate da questa opportunità e credo che siano diventate molto più consapevoli del valore della musica dal vivo.
Siamo sicuri che la nostra vita lavorativa cambierà: il senso del tempo e la qualità della vita sono più importanti di un ritmo di vista da stacanovista!».

Durante il lockdown avete avuto la possibilità di concentrarvi sul vostro lavoro?
«Sì, siamo stati fortunati di avere anche l’opportunità di registrare un nuovo album che uscirà ad agosto, con musiche di Beethoven e altri compositori rivoluzionari del rock, del pop e del jazz.
Naturalmente, durante il periodo di isolamento culturale che è durato di sei mesi, a volte è stato difficile non avere alcuna prospettiva e non sapere se gli obiettivi per cui ci stavamo preparando si sarebbero realmente concretizzati. Ma penso che, nonostante tutti questi contraccolpi, siamo riusciti a concentrarci davvero su ciò che vogliamo fare di più…»

Avete scoperto nuovi hobby pur rimanendo tra le mura di casa?
«Ora siamo davvero specialisti nello spostamento di pianoforti su un balcone!»

Intervista raccolta da Marta Perra per l’Unione Musicale