Riunire tre fisarmonicisti con lo stesso obiettivo non deve essere stato semplice: come è nato il Sirius Accordion Trio?
«Il nostro trio nasce musicalmente quattro anni fa all’interno della classe del maestro Germano Scurti, docente di fisarmonica del Conservatorio “Tito Schipa” di Lecce. Ciascuno di noi ha intrapreso lo studio solistico in Conservatorio, nel nostro percorso abbiamo avuto un particolare interesse per la musica da camera e nel nostro caso specifico per il trio di fisarmoniche.
Il trio per noi rappresenta quasi una sorta di passaggio di testimone: il nostro maestro ha avuto infatti all’attivo in passato un trio di fisarmoniche, il Trio Solotarev. Nel nostro Conservatorio si è formato anche il Lecce Accordion Project trio di fisarmoniche nato sempre sotto la guida del maestro Scurti, composto da Michele Bianco, Francesco Coluccia e Giovanni Fanizza ed infine il nostro Sirius Accordion Trio. Se ci si chiede cosa ci ha spinto ad investire in questa formazione, la risposta la potremmo trovare chiedendoci cosa accomuna le tre formazioni di fisarmoniche sopra citate. Si tratta di un trio di fisarmoniche classiche, indirizzato a proporre nel panorama concertistico una ricerca musicale dal contenuto innovativo e originale. Suoniamo uno strumento giovanissimo, nello specifico si chiama bajan russo, la versione più evoluta della fisarmonica per estensione dei manuali e per le peculiarità nel timbro e dalle capacità tecniche più avanzate, molto diverso dalla fisarmonica classica tradizionale, che a partire dalla fine degli anni sessanta del novecento ha sviluppato una letteratura contemporanea di grande qualità ma ancora poco conosciuta.
La specificità di quest’organico è costituita appunto da un repertorio che spazia dalle esperienze contemporanee della scuola russa alle ultime ricerche della scuola compositiva nord-europea, fino a rielaborazioni originali di opere di vari autori. Soprattutto nelle nostre zone, a Sud, le potenzialità della fisarmonica, specificatamente “Bajan”, sono quasi sconosciute o notoriamente attribuite a una dimensione strettamente popolare. Ci sentiamo in dovere di presentare quella che è la letteratura originale per questo strumento e per trio stesso con autori illustri come Makkonen, Semenov, Zubitsky, Olczak e con alcune trascrizioni. Nessuna particolare preferenza. Ogni brano da noi eseguito ci affascina tremendamente».
La fisarmonica è uno strumento che, nell’immaginario comune, viene spesso relegato al solo ambito popolare: avete un background anche in questo contesto? Se sì, suonate ancora anche quel tipo di musica oppure ve ne siete allontanati?
«Sì, questo strumento viene spesso relegato alla musica popolare e si intuisce facilmente che abbiamo iniziato da piccoli a studiare questo genere. Fortunatamente, nel corso del tempo abbiamo scoperto che non esisteva solo un tipo di strumento e un solo genere musicale e quindi abbiamo intrapreso un percorso alternativo a quello che già conoscevamo. Da molti anni abbiamo abbandonato il genere musicale popolare e ci siamo concentrati a proporre il nostro strumento nell’ambito della musica colta, la musica d’arte».
Ci avete detto che tutti e tre suonate delle fisarmoniche Bajan. Quali sono i punti di forza di questo strumento?
«La fisarmonica bajan affonda le radici in Russia agli inizi del ‘900 e ha avuto una evoluzione costruttiva fino ad arrivare all’introduzione dei bassi sciolti ovvero delle note singole al manuale sinistro. I punti di forza sono molti: ricercatezza timbrica (è infatti uno strumento multi-timbrico con diverse combinazioni affidate ai registri), ha una maggiore estensione dei due manuali, permette di suonare note singole al manuale sinistro e possiede certamente una maggiore potenza sonora.
Grazie a tutte queste caratteristiche nel corso degli anni i compositori si sono interessati sempre più a comporre letteratura specifica per questo strumento, anche grazie agli stimoli degli strumentisti».
Trascrivere brani complessi come quelli di Rachmaninov e Bach per uno strumento come il vostro quali sfide vi ha posto? Ci sono stati dei passaggi in particolare che vi hanno messo più in difficoltà di altri?
«Non parleremmo di vere e proprie trascrizioni in quanto nel 90% dei casi le opere dedicate ad altri strumenti le studiamo in maniera fedele senza apportare cambiamenti allo spartito. Ovviamente studiarle e riportarle sul bajan risulta tecnicamente più complesso in quanto le opere non sono state pensate propriamente per il nostro strumento. Tuttavia grazie all’utilizzo dei bassi sciolti e del manuale a bottoni a destra e all’utilizzo del basso pedale affidato alle file dei bassi standard riusciamo ad eseguire opere complesse di compositori come Bach e Rachmaninov».
Siete stati premiati in numerose competizioni: quali sono le esperienze di cui andate più fieri?
«Le esperienze più significative sono state la vittoria del primo premio assoluto in numerosi concorsi: “Alberto Burri” di Città di Castello, “Antón García Abril” di Baza (Spagna), “Pietro Argento” di Gioia del Colle (BA), “Marcello Pontillo” di Firenze, “74th Coupe Mondiale International Accordion Competition” di Monaco di Baviera (Germania), 4ème Concours International ACCORDÈONS- NOUS 2021” di Mons (Belgio), 48º Premio Internazionale della fisarmonica di Castelfidardo (AN). Grazie a questi prestigiosi riconoscimenti abbiamo avuto la possibilità di esibirci per istituzioni concertistiche e festival di alto prestigio in Italia e all’estero».
Gran parte del programma eseguito a Torino è composto da musica contemporanea ideata appositamente per fisarmonica, il che dimostra che negli ultimi decenni anche i musicisti “colti” si sono interessati a questo strumento. Nelle composizioni contemporanee si fa spesso riferimento alla tradizione popolare dello strumento o l’ispirazione è completamente indipendente?
«Queste caratteristiche dipendono molto dalle scelte dei compositori. Nel nostro caso alcune delle nostre opere fanno riferimento a temi popolari provenienti per lo più dall’Est Europa mentre altre sono di ispirazione completamente indipendente. Ne sono un esempio le opere Dissoluzioni di Gyula Bankövi e Maestoso Mesto di Krysztof Olczak. Sicuramente la nostra propensione è quella di far conoscere lo strumento con opere specifiche per bajan e per il nostro ensemble».
Intervista raccolta da Francesco Bonfante per l’Unione Musicale