Risponde Cristiano Gualco, primo violino del Quartetto di Cremona.

Tra i tre brani che presentate a Torino (Webern, Haydn, Schubert) ce n’è uno a cui siete maggiormente affezionati? Perché?
Siamo affezionati a tutti e tre i brani per motivi diversi. Il Langsamer Satz di Webern in particolare è uno dei primi pezzi che abbiamo suonato, sull’onda dell’entusiasmo dell’ascolto di una registrazione del Quartetto Italiano

Secondo voi, come cambia l’ascolto (e l’interpretazione) della musica classica nell’era digitale, in cui la fruizione dei contenuti è estremamente veloce? Ha ancora senso l’ascolto di un concerto dal vivo?
Ha senso proprio perché la fruizione è cambiata. Solo in una sala da concerto si può ritrovare quell’intimità che permette di ascoltare una storia intera, e non il suo “trailer” come succede quando si naviga online.

Conservatori, licei musicali, scuole medie musicali, liceo coreutico-musicale. Contrariamente a quanto si dice, nel nostro Paese sembra che la musica classica non sia così assente nel panorama formativo ufficiale, tuttavia più il tempo passa e più ci si lamenta che le istituzioni non fanno nulla per colmare il divario tra musica colta e pubblico. Qual è la vostra opinione in merito?
È vero che ci sono posti dove ancora la musica si fa e si insegna. Spesso però sono appunto scuole a indirizzo musicale, per gli addetti ai lavori. Il grande sistema educativo scolastico si è dimenticato che la musica sia importante per lo sviluppo cognitivo dei bambini. La musica dovrebbe essere presente non tanto nei licei, dove ormai i ragazzi che vogliono far musica la farebbero lo stesso, ma a partire dall’asilo fino a tutte le scuole medie, e presente non con il vecchio metodo del flauto dolce di plastica, ma con strumenti veri. È chiaro che non tutti i bambini diventerebbero musicisti, ma imparerebbero un linguaggio importante per la loro crescita e verrebbero messi a contatto con la grande cultura europea, divertendosi!

Una volta per un giovane musicista di talento l’unica possibilità di emergere era vincere un prestigioso concorso internazionale; oggi, nell’era digitale, a molti neo-virtuosi basta aprire un canale Youtube o un profilo Instagram per raggiungere immediatamente milioni di ascoltatori ottenendo grande visibilità, consenso e (spesso) contratti discografici. Secondo voi questo cambia in qualche modo la percezione che l’artista ha di se stesso, il valore della sua arte e il giudizio di pubblico e critica?
Le nuove piattaforme di comunicazione rappresentano una grande opportunità da affiancare allo studio approfondito della tecnica e dell’interpretazione musicale. Sebbene oggi il marketing stia diventando quasi più importante della vera qualità, ad alti livelli è ancora necessario poter dire qualcosa di interessante oltre a essere vestiti da un famoso stilista e avere un milione di “mi piace” su Facebook.
Il mondo sta cambiando, anche quello della musica, ed è quindi importante stare al passo, cercando di non snaturare il messaggio dell’arte, che è la cosa più importante.

Voi giocate già da anni nella “serie A” della musica. Per una formazione come la vostra, il fatto di continuare a ricevere premi (il prossimo 6 aprile riceverete il premio Icma 2018 per i volumi n. 7 e n. 8 della vostra pluripremiata integrale dei Quartetti di Beethoven) dà un ulteriore spinta alla vostra carriera o è soprattutto una grande soddisfazione personale, una conferma del percorso che si sta seguendo?
La registrazione dell’integrale dei Quartetti di Beethoven è stata per noi una prova importante e un’esperienza indimenticabile. Ci fa un grande piacere che il nostro impegno sia riconosciuto ed è successo soprattutto con l’Echo Klassik vinto lo scorso anno per il volume 7, perché si trattava di un premio tedesco, attribuito nel nostro caso a un ensemble italiano che suona la musica del maggiore compositore tedesco.
Al di là di questo, i critici più intransigenti sul nostro lavoro spesso siamo noi stessi, e quindi continuiamo il nostro studio basato sull’umiltà di fronte ai grandi capolavori senza pensare che un premio ci assicuri il successo. Ma speriamo certo che questi riconoscimenti contribuiscano a dare nuovi impulsi alla carriera del Quartetto che è fatta di tante cose, anche di questo.

Intervista raccolta da Laura Brucalassi per l’Unione Musicale