Dal vostro primo concerto nel 1992 ad oggi come è cambiato il gruppo Singer Pur? Che cosa rimane invariato?
«All’inizio l’ensemble Singer Pur era composto da cinque ragazzi che volevano cantare il jazz. Tutti e cinque avevano fatto parte del famoso coro “Regensburger Domspatzen” dall’infanzia fino al diploma e volevano cantare musica completamente diversa. Poi successe che durante un festival corale internazionale uno dei cantanti si innamorò di un soprano svedese, che venne invitata a cantare insieme ai Singer Pur durante il concerto di Natale. Da quel momento l’ensemble si è trasformato in formazione del tutto speciale fatta da cinque uomini e un soprano. Nel corso degli anni il repertorio si è ampliato, includendo oltre al jazz brani di tutte le epoche della storia della musica, a partire dal basso Medioevo fino alla musica contemporanea. L’ampio repertorio è certamente una delle caratteristiche più significative del nostro ensemble».
Proprio a proposito di repertorio… il vostro spettro musicale è straordinariamente ampio: non vi fermate davanti a niente! Come è possibile essere credibili ed efficaci interpretando musiche così lontane nel tempo?
«Le nostre voci devono essere molto flessibili e ogni cantante deve essere capace (e disposto) a modulare il proprio modo di cantare a seconda dello stile musicale. Questa varietà ci diverte molto! In questo modo il cantare non diventa mai unidimensionale, perché devi passare rapidamente dal jazz alla musica antica, per esempio. In questo modo il nostro interesse per l’interpretazione si mantiene sempre alto e vivo».
Com’è nato il programma del concerto che eseguirete a Torino, incentrato sui brani di Sting? Voi avete inciso anche un cd dedicato a questo musicista: è nato prima il cd o il programma da concerto?
«In effetti talvolta prima vengono i cd, mentre altre volte si decide di incidere un programma che si è già cantato molte volte. In questo caso siamo partiti da un desiderio: quello di incidere un cd pop in uno studio di registrazione, che è un modo di registrare completamente diverso rispetto ad esempio alla musica antica cantata in una chiesa. Siccome tutti noi amiamo le canzoni di Sting, abbiamo scelto la sua musica per questo progetto. Tuttavia troviamo che in un concerto dal vivo sarebbe troppo limitato cantare solo canzoni di un musicista (a patto che tu stesso non ne sia l’autore!), quindi abbiamo pensato che fosse meglio combinare le canzoni di Sting con musica del nostro repertorio che si adatta al contesto».
Ci sono autori o progetti musicali a cui siete particolarmente affezionati e perché?
«Indubbiamente ci facciamo coinvolgere molto da tutti i progetti, e quindi ogni volta diciamo che è il progetto più recente a appassionarci di più! Nel 2022 abbiamo registrato la musica di Ludwig Sennfl, un fantastico compositore del periodo rinascimentale, purtroppo poco conosciuto. La sua musica ci si addice molto!
Un altro aspetto a cui teniamo molto è l’ambito della musica contemporanea. Conosciamo alcuni compositori con i quali lavoriamo da molto tempo perché sono davvero sensibili alla scrittura specifica per le nostre voci e la nostra formazione. Tra questi compositori ci sono per esempio Joanne Metcalf, Gavin Bryars, Ivan Moody e Hans Schanderl».
Come ci avete raccontato, i membri fondatori del vostro ensemble avevano fatto parte del coro giovanile dei Regensburger Domspatzen. Secondo voi, che ruolo ha l’educazione musicale nello sviluppo della mente umana?
«L’educazione musicale è estremamente utile per i giovani. Quando canti o suoni insieme devi essere consapevole di ciò che fanno gli altri e, al contempo, devi concentrarti su te stesso. Devi respirare e sentirti una cosa sola con gli altri, esperienza che crea un buon senso di comunità e di comportamento sociale. Fare musica stimola anche l’attività cerebrale e collega gli emisferi cerebrali. È certamente salutare e stimolante».
Intervista raccolta da Laura Brucalassi per l’Unione Musicale