Come nasce il progetto “Otto Stagioni” che presentate all’Unione Musicale?
Abbiamo conosciuto il duo Bandini-Chiacchiaretta in occasione di un festival musicale e, dall’idea di Giampaolo di unire la nostra esperienza sulla musica antica alla loro legata alla tradizione del tango argentino, abbiamo pensato a un ipotetico viaggio attraverso il tempo e le stagioni che abbracciasse due linguaggi musicali apparentemente lontani.

Voi siete musicisti di formazione classica da sempre aperti ad altri generi e stili. Quali vantaggi e svantaggi comporta questo tipo di approccio?
Misurarsi con differenti linguaggi musicali e, di conseguenza, studiare nuovi stili di interpretazione ed esecuzione è assolutamente un arricchimento al proprio bagaglio culturale e tecnico; non riteniamo esistano svantaggi purché tali linguaggi siano affrontati con attenzione e rispetto.

Unire il repertorio classico ad altri generi (come in questo caso il tango) offre la possibilità di raggiungere un pubblico più vasto?
L’accostamento di diversi generi musicali consente alle rispettive categorie di fruitori una reciproca possibilità di ampliare le proprie conoscenze in campo musicale, apprezzandone i differenti linguaggi.

Avete avuto grandi maestri: qual è l’insegnamento più prezioso che ritenete di aver ricevuto in ambito musicale?
Forse l’insegnamento più prezioso è quello di continuare sempre a imparare. Abbiamo recentemente letto una frase che ci sembra particolarmente significativa: “Il buon maestro non smette mai di essere allievo”.

Secondo voi quali sono le doti principali che deve possedere un giovane che oggi intenda intraprendere la carriera di musicista professionista?
La prima dote è ovviamente la perizia nella propria disciplina; in secondo luogo bisogna saper essere imprenditori di se stessi con determinazione, senza scoraggiarsi di fronte alle difficoltà né illudersi ai primi successi, ponendo delle solide basi al proprio percorso artistico.

Secondo voi perché i vostri coetanei (o anche più giovani) non frequentano molto la musica classica dal vivo?
Il problema principale nel nostro Paese è il tessuto culturale generale che non sa più sviluppare educazione, sensibilità, talento e attenzione al grande patrimonio artistico del quale siamo la patria.

Che cosa potremmo fare in più (o di diverso) noi organizzatori?
Il nostro parere è che in Italia vi sia inoltre una radicata abitudine nelle scelte ripetitive di programmi e di interpreti coinvolti nei concerti; è sufficiente guardare oltralpe per scoprire nuovi repertori e musicisti di altissimo livello a noi praticamente sconosciuti.

Qual è il vostro rapporto con i social media?
Molto buono: i social media permettono una diffusione ad ampio spettro del proprio lavoro e uno scambio di conoscenze immediato. Ci aiutano attraverso una forma di pubblicità gratuita e autonoma.