Maestro, il pubblico che segue PARIGI – la rassegna dedicata alla musica francese tra Otto e Novecento – che cosa scoprirà con il programma Le salon de la Princesse de Polignac?
Sarà ancora una donna ad essere il fulcro del terzo concerto di Atelier Parigi. Figlia del magnate americano Singer, la Principessa di Polignac divenne una dei più sensibili mecenati di Parigi a cavallo di secolo. Ravel, Falla e Fauré animarono il salon; in questo concerto tenteremo di evocare l’atmosfera di vivacità culturale di questi eccitanti incontri musicali.
Nel programma della serata saranno i brani di Falla nella versione per sestetto a offrire al pubblico una novità di ascolto: un arrangiamento fatto dall’autore stesso di due brani tratti dal balletto El amor brujo, Pantomima e Danza rituale del fuoco. Falla si colloca perfettamente nelle “scoperte” della serie Parigi di questi anni, opere mai eseguite in Italia quali il Sestetto di Lyapunov per pianoforte e archi, la sonata per violino e pianoforte di Reinach, le Chansons di Delage e le opere da camera di Reynaldo Hahn.

Anche questo concerto vede sul palcoscenico professionisti con ampia esperienza (voi del Trio Debussy) insieme a giovani musicisti (il Quartetto Echos). Come vede questo tipo di esperienza?
Noi crediamo moltissimo nella valorizzazione dei giovani musicisti attraverso l'”affiancamento” in sala da concerto; pensiamo sia uno dei modi più efficaci per aiutarli a intraprendere questa attività. Suonare insieme a loro significa avvicinarli all’esplorazione del lavoro cameristico dall’interno, aiutandoli così a recepire la mentalità professionale necessaria ad una eventuale carriera futura. Fondamentale in questo percorso è evitare però che la valorizzazione dei giovani si limiti solo ad uno spot;  l’esperienza “Atelier Giovani” di questi anni è stato un forte esempio in tal senso, e il Teatro Vittoria il suo contenitore ideale.

In qualità di docente docente, secondo lei quali sono le doti principali che deve possedere un giovane che oggi intenda intraprendere la carriera di musicista professionista?
Potrei citarne moltissime ma mi limito a 4: passione, volontà, determinazione e parecchia incoscienza!
Passione quale primo talento: qualità che permette di studiare per ore uno strumento musicale senza sentirne la fatica.
Volontà: dote che permette di studiare per ore uno strumento musicale quando la fatica si sente!
Determinazione: talento che evita di farsi abbattere nei momenti di sconforto (e ce ne sono parecchi nella carriera di un musicista di professione)
Incoscienza: dote fondamentale per immaginare una carriera di musicista nella realtà italiana di oggi.

Secondo lei perché i giovani non frequentano tanto la musica classica dal vivo? Che cosa potremmo fare in più (o di diverso) noi organizzatori?
Il percorso di avvicinamento di un giovane alla musica classica parte sempre dalla scuola. Io partirei da quella, cercando punti di contatto continui con le realtà scolastiche (lezioni-concerto, dibattiti) per aiutare i giovani ad avvicinarsi  alla classica e soprattutto per aiutarli a comprendere cosa significhi interpretazione, concetto cardine per l’ascolto della musica classica dal vivo.
Se riuscissimo a far passare l’idea che solo l’ascolto dal vivo è “sinceramente autentico”, sempre diverso e profondamente emozionante, potremmo trasformare ogni concerto in un evento unico e imperdibile, ridando così senso a un termine tanto abusato sui social quanto ormai vuoto di contenuti.