Come hai vissuto questo periodo di sospensione dell’attività concertistica?
«Ho continuato a studiare e ad a insegnare (via internet) per cui un certo ritmo di giornata è stato salvaguardato. E poi è stata l’opportunità, non richiesta ma sempre utile, di riflettere su molte cose, sperando che possano essere riflessioni che porteranno a evoluzioni nel mio modo di essere musicista. Infine ho giocato molto a scacchi, con parenti e amici, a distanza. Molto ottocentesco, ma utilizzando le tecnologie di oggi, ovvero i messaggi di testo».

Cosa ti è mancato di più della tua attività di musicista?
«Il contatto umano, con gli altri musicisti e con il pubblico. Ma soprattutto con gli altri musicisti: lo scambio umano e musicale con gli altri credo sia il principale cibo della crescita musicale. Ecco perché la musica da camera mi piace così tanto».

Quali sono le emozioni nel ricominciare a suonare dal vivo in una sala da concerto?
«Credo che l’adrenalina e l’emozione di suonare davanti a un pubblico saranno rigeneranti. Tornare a “sentire” la sala sarà bello. Tre mesi sono tanti, ma non sono troppi, credo che certi meccanismi del suonare in pubblico torneranno, e anche velocemente».

Come è nata la collaborazione con il Trio Quodlibet?
«Li conosco da tempo, sia come trio che singolarmente. Mi hanno proposto di suonare insieme e ho accettato con entusiasmo. Hanno la freschezza della gioventù, ma già una forte capacità di approfondimento e di riflessione. Mi pare che la nostra collaborazione possa funzionare molto bene!»

 

Intervista raccolta da Gabriella Gallafrio per l’Unione Musicale