Per il concerto di Torino suo partner sarà Jean-Sélim Abdelmoula. Come vi siete incontrati? Come è nata la vostra sintonia artistica?
«Ci siamo conosciuti circa sei anni fa in Inghilterra, alle masterclass organizzate da IMS Prussia Cove, dove io seguivo le lezioni di Steven Isserlis e Jean-Selim quelle di András Schiff. È stato proprio Schiff, conoscendoci entrambi, a suggerirci di suonare insieme. Da allora ci esibiamo regolarmente in duo».
In un’intervista per “The Strad” lei ha definito il suo suono come “non il tipico suono russo”. Può spiegarci questa affermazione? Quali influenze sono state importanti nel suo percorso di formazione?
«Musicalmente mi sono formata in Russia, Germania e attualmente mi sto perfezionando Francia: è difficile dire quale “scuola” rappresenti maggiormente il mio modo di suonare. Speriamo un buon mix! La mia ricerca è orientata verso un suono il più espressivo possibile, che possa parlare al cuore e all’immaginazione delle persone».
Abbiamo letto che la musica da camera è una sua passione, perché? Cosa le dona in più rispetto a suonare come solista?
«Penso che la musica da camera sia la più bella opportunità offerta ai musicisti: è una forma meravigliosa di comunicazione attraverso la musica. Nella musica da camera, infatti, è importante dare spazio ai nostri partner, ascoltare attentamente ciò che essi fanno e reagire rapidamente. Se i politici suonassero musica da camera, giungerebbero sicuramente ad accordi migliori!».
Tra le composizioni in programma per il concerto di Torino, ce n’è una che preferisce? C’è un filo comune che attraversa i vari brani?
«Adoro la Sonata di Strauss: è così festosa e gioiosa! L’energia che sprigionano il primo e il terzo movimento è incredibile. Poi sorprende il movimento centrale, che è qualcosa di completamente diverso ed è stupefacente pensare che Strauss abbia potuto scrivere un brano così tragicamente profondo quando aveva solo diciannove anni».
Intervista raccolta da Clarissa Missarelli per l’Unione Musicale