Lo spettacolo “A WASTE of time” si basa sulla scommessa di costruire gli strumenti utilizzati con materiali di scarto raccolti nelle città in cui vi esibite. Quali sono le sfide e le incognite di questa scelta?
«Scegliere i materiali per lo spettacolo è necessario per la riuscita nel nostro intento. Alcune volte ci troviamo nella situazione di non aver a disposizione tutto quello che ci occorre o abbiamo in mente dei timbri che in quel momento non possiamo ottenere, quindi la ricerca e il viaggio molte volte diventano insistenti, lunghi, ma in fine soddisfacenti. Selezioniamo attentamente ogni suono e la performance ne sarà la prova».
Da quali presupposti nasce questo spettacolo? Una vostra sensibilità ambientale o dei compositori che eseguite, dal desiderio di sperimentare sonorità inusuali, dall’intento di sensibilizzare il pubblico su tematiche ambientali o altro ancora…?
«A darci la scossa per questo tema è stato il nostro essere percussionisti. Fin dagli inizi degli anni Novanta compositori come Cage e Stockhausen avevano già inserito oggetti della vita quotidiana all’interno delle loro composizioni. Noi abbiamo semplicemente scelto di contestualizzare il tutto in un problema mondiale che oggigiorno è necessario risolvere».
Visto che di fatto ogni volta che eseguite “A WASTE of time” cambiano gli strumenti, lo spettacolo finisce per essere sempre diverso. Ci sono città in cui questo spettacolo “suona” particolarmente bene? Qual è la reazione del pubblico?
«In tutte le città in cui abbiamo portato a WASTE of time il pubblico si è dimostrato entusiasta del nostro spettacolo. Se dovessimo scegliere un’occasione, sicuramente quella a Udine per il Mittelyoung ha avuto un grande impatto. Era la prima volta che portavamo lo spettacolo in scena e ci siamo resi conto che, dopo tutto il lavoro fatto, la cosa poteva funzionare!»
Alcuni brani in programma sono nati dalla vostra collaborazione con i compositori. Ci raccontate gli aspetti più intriganti di questo lavoro di cooperazione?
«Fin dal principio Xtro ama collaborare con le persone: che siano compositori, musicisti e altri tipi di artisti. Il gruppo basa tutto su questo presupposto. Molti materiali, come per esempio i video, sono stati possibili grazie ad aiuti esterni. Per questo spettacolo abbiamo inoltre chiesto al compositore inglese Patrick Ellis di scrivere un pezzo per noi. Dopo attente ricerche e scambi di idee sulla tipologia di strumenti e stile di musica da perseguire è nato Objects and portrait projections, un pezzo per bottiglie di plastica intonate ad aria con una pompa per bicicletta. Non vediamo l’ora di farvelo sentire!»
Intervista raccolta da Laura Brucalassi per l’Unione Musicale