Maestro Plano, come è nato il vostro Trio insieme con Laurie Smukler al violino e Darrett Adkins al violoncello?
«Il Trio si è formato nel 2019 in occasione di un lungo tour in Cina, nel quale abbiamo avuto la possibilità di suonare in alcuni dei teatri più prestigiosi del Paese (Poly Theatres). Da allora si sono concretizzate molte altre occasioni di fare concerti insieme, tra cui diverse performance a Kneisel Hall, uno dei festival di musica da camera più antichi e importanti degli Stati Uniti, di cui Laurie Smukler è direttrice artistica».
Ogni membro dell’ensemble svolge un’intensa attività didattica e solistica, che spazio occupa nella vostra carriera la musica cameristica?
«La musica cameristica è parte integrante della nostra carriera. I miei due colleghi insegnano entrambi alla Juilliard School sia strumento solista sia musica da camera, ed è soprattutto grazie a loro che ho “riscoperto” l’amore per la musica da camera come concertista e come docente, dopo tanti anni quasi esclusivamente dedicati alla carriera solistica».
Qual è l’aspetto più stimolante del fare musica in trio?
«Credo che uno degli aspetti più importanti di fare musica insieme sia innanzitutto la condivisione di idee, che non devono andare sempre e necessariamente nella stessa direzione. È un grande stimolo per me parlare delle diverse soluzioni che potrebbe avere un passaggio musicale, per poi arrivare a scelte che sono in costante evoluzione, performance dopo performance».
All’Unione Musicale proporrete due Trii elegiaci di Rachmaninov: dal confronto tra i brani emergono elementi di continuità? Quali?
«La decisione di suonare i due Trii elegiaci scritti da Rachmaninov nasce dall’omaggio che vogliamo fare ai 150 anni dalla nascita del grande compositore russo. I due brani sono nettamente diversi tra loro per dimensione e linguaggio, nonostante il breve lasso di tempo che separa la loro composizione, ma sono entrambi legati alla figura di Čajkovskij, che credo sia il maggior elemento di continuità che li contraddistingue. Il Secondo trio è stato proprio dedicato a Čajkovskij dopo la sua morte (riporta infatti la dicitura “In memoria di un Grande Artista”), ma in realtà già il Primo trio lo omaggiava: il tema principale è infatti costruito sull’inversione del celebre Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra dello stesso Čajkovskij».
Intervista raccolta da Liana Püschel per l’Unione Musicale