Maestro, come è nata la vostra collaborazione con Giovanni Sollima? È legata esclusivamente a Giovanni Battista Costanzi o avete altri progetti insieme?
Conosco Giovanni da molti anni ed ero ben a conoscenza del suo interesse per la musica antica. Nel 2011 l’ho invitato a suonare al Festival di Musica Antica di Gratteri, di cui sono direttore artistico. In quell’occasione Giovanni ha eseguito il suo programma BarRok cello. Da allora è cominciata una collaborazione tra Giovanni e l’Arianna Art Ensemble, il gruppo di musica barocca fondato da me e da mia moglie, la clavicembalista Cinzia Guarino, di cui fa parte anche mio figlio Andrea, violoncellista. Insieme abbiamo eseguito numerosi concerti di musica barocca, ma non solo: abbiamo suonato musica armena, Rossini, brani composti da Giovanni, da suo padre Eliodoro e anche qualche mia composizione. Nei bis poi suoniamo di tutto, tarantelle napoletane e pugliesi, rock, e altro. La particolarità è che tutti questi generi sono eseguiti con gli strumenti antichi.
Credo che ciò che ci accomuna a Giovanni sia la visione “globale” della musica e la voglia di sperimentare, partendo però dalla tradizione. Dopo il progetto Costanzi, che ha portato all’incisione di due cd, abbiamo in programma l’esecuzione e l’incisione di musiche di altri compositori poco conosciuti o sconosciuti al pubblico, su cui stiamo già cominciando a lavorare.

Che caratteristiche ha la musica di Costanzi e che effetto fa suonare brani ignoti al grande pubblico?
Come ho sempre pensato, la musica di Costanzi, come quella di altri autori del periodo barocco, è molto attuale e per questo può essere particolarmente apprezzata dal pubblico. In Costanzi si riconosce la musica del suo tempo, il Barocco e lo stile galante, influenze che arrivano da varie parti d’Europa con spunti popolari e sperimentazione. L’interpretazione di Giovanni, inoltre, esalta il virtuosismo e la molteplicità dei colori di questa musica. Per noi musicisti e ricercatori della musica è sempre un emozione e una grande soddisfazione poter eseguire per la prima volta brani mai eseguiti in tempi moderni.

Ci parla del brano in programma che lei ha composto?
L’ispirazione è nata da una Song del celebre liutista John Dowland, dal titolo Wayward Thoughts, e in particolare dal testo di questa composizione che racconta di una storia d’amore tormentata dal contrasto tra Amore platonico e amore carnale, differenziati nel testo dalla A maiuscola o a minuscola. Ispirandomi al testo ricco di “affetti barocchi”, ho scritto questo brano in cui si alternano momenti lirici e altri concitati, utilizzando melodie che richiamano la musica delle composizioni di John Dowland con armonie moderne, a volte dissonanti.

La musica antica richiama un pubblico di veri e propri fan. Come si può fare per avvicinare i giovani a questo tipo specifico di repertorio e attirarli a concerto?
Cerchiamo di suonare questa musica con eclettismo e modernità, anche se rispettiamo la prassi esecutiva dell’epoca e utilizziamo strumenti originali o copie di originali; così facendo, cerchiamo di renderla accattivante per il pubblico. Il continuo, in particolare, ha il compito di esaltare l’armonia, il ritmo ma soprattutto l’improvvisazione che era molto utilizzata nel periodo barocco e che avvicina questa musica alle forme musicali moderne come il pop, il jazz e il rock. Ci divertiamo molto durante le esecuzioni e i giovani che vengono ai nostri concerti sono quelli più colpiti e interessati. Rimangono poi stupefatti quando nei bis suoniamo i Nirvana con gli strumenti antichi.

Intervista raccolta da Gabriella Gallafrio per l’Unione Musicale