Il libro Piccolo blu e piccolo giallo di Leo Lionni è una delle fonti di ispirazione dello spettacolo. Quali sono le altre?
La prima fonte di ispirazione per questo lavoro in realtà è il viaggio sulla luna di cui ricorrono i 50 anni e che mi piaceva raccontare ai bambini. Al contempo però avevo nei sogni, nel cuore, nel cassetto una delle favole più care della mia infanzia – Piccolo blu e piccolo giallo di Leo Lionni – e ho voluto unire le due fonti di ispirazione. Così nello spettacolo racconto un viaggio sulla luna un po’ particolare (anche se i nomi dei protagonisti – Neil e Buzz – sono quelli dei veri astronauti che realizzarono l’allunaggio) e una rielaborazione della favola che è molto conosciuta dai genitori, soprattutto quelli della mia generazione.
I due filoni convivono e si fondono: il viaggio sulla luna è un’avventura che ha lo scopo di ricercare sul satellite le cose (cose belle!) che sul pianeta terra non esistono più o fanno fatica a sopravvivere. Le scale di valori si capovolgono: ciò che è importante non è più qui, ma in un altrove… come la fiaba, che viene riscoperta sulla luna e sarà in grado di riportare luce e colore sul nostro pianeta.
Il libro di Lionni è molto scarno dal punto di vista testuale e sono soprattutto le immagini a essere espressive. Come verrà tradotta questa caratteristica sulla scena?
Nel libro si sintetizzano con l’utilizzo di soli due colori storie universali di ogni genere. Contiene infatti i temi come l’incontro, le differenze individuali, l’accoglienza, l’amicizia, l’importanza di superare le apparenze… Con il mescolamento dei due colori Lionni sintetizza in maniera meravigliosa questi concetti.
Anche nello spettacolo si parla per immagini, tramite l’impiego di video tratti da fonti di ispirazione diverse. Una di queste è il film muto del 1902 Viaggio nella Luna (Le Voyage dans la lune) di Georges Méliès, che ha un carattere molto divertente e comico. Nel concepire i miei spettacoli per me è fondamentale che immagine, musica e parole raccontino ed emozionino all’unisono.
Può specificare meglio che ruolo gioca la musica nello spettacolo?
Un ruolo fondamentale! La musica scelta insieme al mio ottimo collaboratore Diego Mingolla è il “collante”, la forza che tiene insieme lo spettacolo. La musica sottolinea e accompagna ogni passaggio: la ricerca, la gioia, la tristezza, il dubbio… e abbiamo pensato a musiche di vario genere, sia quelle che celebri compositori del passato (Beethoven, Debussy, Satie, Offenbach) hanno scritto proprio ispirandosi alla luna, sia brani di musica leggera e anche brani che Diego Mingolla ha composto appositamente per questo spettacolo.
Leo Lionni è l’autore per l’infanzia per eccellenza: attraverso questo progetto l’ha riscoperto? Quali aspetti dei suoi racconti oggi che è adulta la colpiscono ancora?
Oggi viene in mente subito il problema dell’integrazione. Questa favola è pedagogica ed estremamente attuale perché tratta con delicatezza temi che forse oggi sono più attuali di quando è stata scritta (1959). Tra questi l’integrazione raziale e l’identità di genere, temi caldi nel nostro Paese e nelle aule scolastiche.
I colori giallo e blu sono il segno di un’identità che non ha una precisa connotazione, ma che va ricercando se stessa, riconoscersi e poi mescolarsi, perdendosi per ritrovarsi… Con questo spettacolo desidero trasmettere gli stessi segnali di incontro, apertura, condivisione, convivenza delle diversità che sono contenuti nel libro.
Lei scrive spettacoli anche per il pubblico adulto. Quali sono le accortezze che impiega quando scrive invece per i bambini?
Nessuna accortezza particolare, se non qualche attenzione nel linguaggio, per risultare comprensibile a tutti. Quando progetto uno spettacolo per me non c’è differenza tra adulti e bambini: desidero che i contenuti proposti mantengano comunque spessore e profondità. Sta poi allo spettatore leggere le suggestioni che propongo “da adulto” o “da bambino”…
Intervista raccolta da Laura Brucalassi per l’Unione Musicale
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