Qual è stato (e qual è tutt’ora) il ruolo della musica nel suo sviluppo personale?
Dall’adolescenza in poi ha rappresentato il mezzo principale per superare i miei limiti e per migliorare continuamente; sono convinto che si cresca sempre studiando una partitura. Poi grazie alla musica si viaggia, si fanno incontri, si creano amicizie; oltre ad essere un mestiere estremamente divertente e stimolante è stato, e continua ad essere, un ottimo veicolo per ampliare i miei orizzonti.
Quando e perché ha scelto di diventare musicista professionista? Quale altra professione avrebbe scelto?
Difficile affermare di aver scelto di essere un professionista; forse è più comodo per me pensare di aver costantemente cercato di migliorare sullo strumento e di aver incontrato la necessità di conoscere sempre più a fondo la materia musicale, la professione si è inserita automaticamente in questa continua ricerca.
In merito alla seconda domanda la mia risposta da bambino era il poliziotto perché la caserma era di fianco a casa mia!
Secondo lei come è possibile attrarre pubblico giovane (suoi coetanei, per intenderci) alla musica classica?
Facendogliela ascoltare il più possibile e rendendola sempre più appetibile (ben vengano sconti, convenzioni, aperitivi preconcerto, contaminazioni, ecc). Poi, una volta attirato pubblico nuovo in sala, sta a noi interpreti la responsabilità di catturarne l’interesse e di invogliarlo a tornare ai prossimi concerti. Credo infatti che le scelte di repertorio siano fondamentali e spesso, a mio avviso, della buona musica contemporanea riesce a parlare un linguaggio più comprensibile ai miei coetanei di quanto facciano certi repertori più consumati.
Come avete scelto i brani che eseguirete a Torino? Quali caratteristiche del vostro duo (e di voi come singoli interpreti) emergeranno grazie al programma?
Le portate principali del programma proposto sono la Sonata di Jolivet e la Sonata “Undine” di Reinecke e il programma nasce intorno ad esse. Il primo è un brano di rara esecuzione ma dal grande fascino, il secondo un classico del repertorio per flauto e pianoforte. Come antipasto abbiamo voluto inserire la Sonatine di Milhaud, un brano stilisticamente molto distante da quello di Jolivet, nonostante sia anch’esso francese e scritto solamente una ventina d’anni prima. La Canzone di Samuel Barber è un breve intermezzo che svolge la funzione di contorno, per riportare l’ascoltatore alla scrittura più familiarmente tardo-romantico di Reinecke.
Il menu offre quindi, sia al pubblico che a noi interpreti, un concerto variopinto che spazia tra stili ed atmosfere molto diverse tra loro; inoltre ci spinge a mettere in tavola non solo il virtuosismo tecnico individuale ma soprattutto l’affiatamento del duo nel restituire a chi ascolta tutte le fragranze contenute tra le pagine.
Alla luce della sua attuale carriera, quali tra gli insegnamenti ricevuti reputa siano stati più preziosi?
Le lezioni apprese all’interno dell’Orchestra Giovanile Italiana e dell’European Union Youth Orchestra hanno giocato un ruolo fondamentale nella mia crescita umana e professionale.
Che cosa le piace ascoltare?
Non so scegliere; oltre, naturalmente, alla musica d’arte mi diverto a farmi trascinare a concerti di musica rock, leggera e jazz, così come spesso io spingo chi mi sta vicino nelle sale da concerto o a sentire l’opera.
Qual è il suo rapporto con i social media?
Ho solo un profilo su facebook e non condivido molto…insomma forse dovrei aggiornarmi!
Intervista raccolta da Laura Brucalassi per l’Unione Musicale
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