La vostra musica parla del nostro tempo, delle sue contraddizioni e dei suoi cambiamenti. Da quali spunti nasce OFFLINE?
La musica è una importante e potente forma di comunicazione.
Lo è sempre stata e, nei nostri 35 anni di esistenza come band, abbiamo spesso dibattuto sul ruolo che possa, debba avere all’interno del tessuto sociale. Abbiamo sempre scelto con cura temi e argomenti su cui scrivere, facendo attenzione a non usare mai lo stile sloganistico, ove si scandiscono certezze a tempo… e preferito immagini, input, domande agli assiomi precotti e preconfezionati di una certa scena musicale. Quella reggae, appunto, alla quale ci sentiamo di appartenere solo in parte.
OFFLINE è uno spettacolo in cui convergono le nostre esperienze e, sicuramente, questo nostro approccio “poco ortodosso”. La multidisciplinarietà è un percorso che affrontiamo per la prima volta e con molta passione, il fatto di unire danza e contenuti mediatici ai nostri testi, con l’ulteriore elaborazione musicale degli Architorti ci stimola molto.

Cosa potete anticiparci sui testi delle canzoni dello spettacolo?
Lo spettacolo vedrà un alternarsi di “recitativi”, molto brevi e di canzoni di Africa Unite, scelte dal nostro repertorio, in base ad una plot dello spettacolo che si basa sul parallelo reale/virtuale. Il titolo stesso OFFLINE(in tempo reale) è esemplificativo del concetto che paragona i due mondi. Abbiamo la tendenza oggi ad un certo isolamento collettivo proprio nel momento in cui dovremmo possedere i mezzi di comunicazione più elaborati di sempre. Tutta questa tecnologia è davvero necessaria o meglio ben assimilata ed usata correttamente nella nostra vita o siamo diventati l’immagine riflessa della nostra icona sul social preferito, sempre in ricerca di apprezzamenti da persone che nemmeno conosciamo realmente?

Per questo progetto si rinnova la vostra collaborazione con Architorti: come lavorate insieme? Come si incontrano i vostri generi musicali, apparentemente così lontani?
La collaborazione con il Maestro Marco Robino è cosa estremamente solida e collaudata, dal 1998 con la mia prima esperienza solistica, e poi con la performance a Settembre Musica, nel 2003 ed il tour che ne è scaturito. Ci ritroviamo a lavorare insieme con l’aggiunta del Maestro Marco Gentile, che intanto da tre stagioni fa parte effettiva dell’organico di Africa Unite e che quindi ha uno sguardo ancora più preciso sul repertorio della band. Abbiamo elaborato dei nuovi moduli di suono usando l’elettronica, a volte come supporto a volte come suono sorgente, ci presenteremo quindi sul palco in formazione di quintetto Architorti, Bunna e Madaski alla voce ed io mi occuperò inoltre della elaborazione live del suono(in tempo reale), quella tecnica inventata in Jamaica che si chiama DUB ed è alla base di molta cultura e suono elettronico contemporaneo.

Quali nuovi stimoli trovate nella collaborazione con la compagnia di danza MM Contemporary Dance Company?
Il nuovo è il punto di partenza. Non avevamo mai fatto una esperienza simile. In questo contesto il movimento è fondamentale, il naturale antagonista del virtuale. La fisicità del ballo, i suoi momenti solistici e d’insieme regalano l’esatto contrasto che cerchiamo di sottolineare nello spettacolo. I muscoli i tendini sono come le corde degli archi, suonano, si contorcono, soffrono… ma producono emozioni, emozioni vere, tangibili, non come quelle ricavabili difronte ad un qualsiasi personal computer.
Questo è il nostro tempo reale e non si trova in rete ma OFFLINE.

Intervista raccolta da Laura Brucalassi per l’Unione Musicale