Cominciamo con un balzo indietro: quando avete scelto di diventare musicisti? Altrimenti che cosa vi sarebbe piaciuto fare?
Laura: L’idea che la musica diventasse il mio futuro ha iniziato a farsi strada già quando avevo 8-9 anni, nel momento in cui ho iniziato i primi concorsi e i primi confronti con maestri davvero competenti. Se non avessi seguito questa strada, avrei molto probabilmente studiato lettere e magari avrei realizzato un altro sogno, quello di fare la scrittrice.

Matteo
: in pratica non ho mai scelto, ho iniziato a studiare pianoforte intorno agli otto anni e da quel momento non ho più smesso. Durante gli studi liceali mi era nata una passione per l’astronomia che poi non ho mai coltivato; alcuni aspetti di questa materia scientifica però hanno sempre accompagnato gli studi musicali: per esempio i brani della tesi di laura in composizioni sono ispirati alle costellazioni.

Come si è formato il vostro duo? Quali sono le maggiori doti che riscontrate nell’altro?
Laura: Il duo è nato per caso: nel settembre 2010 avevo bisogno di un pianista accompagnatore per un concorso  e mi è stato fatto il nome di Matteo; da lì la collaborazione è proseguita nel corso degli anni ed… eccoci qua! Sin dai primissimi concerti insieme, nel lontano 2010, ho avvertito una fortissima intesa con Matteo. All’epoca avevo 15 anni e ricordo che le Sonate di Beethoven non mi andavano molto a genio, ma sono sicura che anche Matteo abbia contribuito a farmele capire in questi anni, dal momento che le abbiamo suonate insieme quasi tutte. In Matteo ho sempre ammirato la profonda conoscenza del repertorio (incluso quello sinfonico) e la capacità di individuare parallelismi tra i brani che studiamo e altre opere ad essi contemporanee. Inoltre ricordo perfettamente che durante le nostre tournée, mentre io in aereo mi diletto sempre con i miei immancabili romanzi, Matteo ha sempre a portata di mano qualche saggio musicale o un volume di storia della musica.

Matteo: di Laura mi ha sempre colpito l’estrema maturità musicale fin da giovanissima; mi è sempre sembrato di lavorare con una professionista formata, anche se aveva solo 15 anni all’epoca delle prime prove! Nel corso degli anni ho apprezzato anche l’estrema facilità e disponibilità nel confrontarsi riguardo ad un determinato repertorio in fase di studio.

Voi siete anche apprezzati solisti: che cosa vi regala in più (o di diverso) l’esperienza cameristica?
L’esperienza cameristica permette di esplorare un repertorio molto più vasto rispetto a quello solistico, senza contare il legame anche umano che si può instaurare dopo anni di lavoro insieme.

Tra i brani che presentate ad Alba ce n’è uno a cui vi sentite maggiormente affezionati? Perché?
Ci sentiamo molto legati alla Sonata di Ravel perché, oltre al fatto di averla eseguita veramente innumerevoli volte, è quella che più permette di spaziare nei caratteri e nelle atmosfere sonore. Si può veramente trasmettere molto in soli venti minuti scarsi, dalle armonie minimalistiche ed eteree del primo tempo, ai ritmi “cool” e dal gusto “Foxtrot” del secondo, alla foga ossessiva e instancabile del terzo.

Qual è il momento più emozionante che ricordate nel vostro percorso musicale (singolarmente e insieme)?
Il momento più bello per il nostro duo è stato il concerto che abbiamo tenuto presso la Cappella Paolina del Quirinale nell’aprile 2017, ricordiamo ancora l’acustica spettacolare e l’emozione per la diretta radio!!

Laura: Ce ne sono stati tantissimi, il più recente è sicuramente l’aver suonato la Nona di Beethoven per la prima volta nella Orchestra sinfonica della Radio Bavarese diretta dal grande Haitink. È stata un’esperienza il cui ricordo ancora mi fa commuovere.

Matteo: la finale del concorso Zanfi-Liszt a Parma che mi ha permesso di eseguire la Totentanz di Liszt assieme all’Orchestra del Teatro Regio di Parma.

 

Intervista raccolta da Laura Brucalassi per l’Unione Musicale

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