Kimberley, il 29 giugno tornerà a Torino per la Schubertiade, progetto ideato 10 anni fa dall’Unione Musicale con l’obiettivo di realizzare l’esecuzione integrale dei Lieder di Schubert. Qual è il suo rapporto con la musica di questo autore?
«Il primo contatto con la musica di Schubert l’ho avuto durante la mia adolescenza a lezione di pianoforte. In seguito al mio primo concorso di Lieder e grazie ai concerti per l’Unione Musicale, con la quale ho già collaborato in passato, ho avuto l’occasione di lavorare regolarmente al repertorio liederistico di Schubert. Per il momento ho studiato 80 dei suoi Lieder: sicuramente solo una piccola parte, ma comunque piuttosto ricca. Secondo me i Lieder di Schubert parlano all’essere umano in tutta la sua complessità. Alcuni Lieder sono di più semplice esecuzione, mentre altri richiedono più tempo per essere studiati e approfonditi: a volte mi capita di comprenderne aspetti diversi se mi capita di ricantarli dopo diversi anni».

Come si sente a tornare a esibirsi per il pubblico dal vivo? Come ha vissuto il periodo di lockdown?
«Questa è la mia prima esibizione live dopo 7 mesi e sono veramente contenta: non vedo l’ora di sentire l’energia del pubblico che sarà presente al Teatro Vittoria!
Credo che la più grande sfida nel mio lavoro sia stato il desiderio di crescita sia come cantante sia come artista. Essere rimasta chiusa in casa senza nessuna prospettiva di future esibizioni è stato molto difficile. Un giorno però ho deciso di non aspettare più la riapertura dei teatri o dei concerti e mi sono focalizzata sulla mia formazione. Da quel momento il tempo libero che prima non volevo è diventato un dono. Ho preso molte lezioni di canto online con la mia insegnante Julie Kaufmann e ho speso molto del tempo lavorando sul mio repertorio di Lieder».

A Torino sarà accompagnata da Sylvie Decramer: come vi siete conosciute? Vi siete già esibite insieme?
«Sylvie e io ci conosciamo a partire dai nostri studi a Berlino. Recentemente ci siamo ritrovate a Düsseldorf, dove sono membro della Deutsche Oper am Rhein e dove Sylvie lavora alla Robert Schumann Musikhochschule. Nel 2020 abbiamo deciso di lavorare insieme e poco tempo dopo Erik Battaglia ci ha chiamate per il concerto di Torino: che tempismo! A causa della pandemia, questa sarà la nostra prima performance di fronte ad un vero pubblico come duo liederistico: siamo molto emozionate!».

Opera o musica vocale da camera: in quale repertorio si sente più a suo agio? Quale die due le offre la possibilità di esprimere al meglio la sua personalità e le sue doti vocali?
«Amo questa combinazione. Cantare con l’orchestra e l’interazione con i miei fantastici colleghi può essere molto liberatorio per la mia voce. Dietro le quinte ci sono inoltre tantissime persone che lavorano insieme per realizzare un magnifico spettacolo, che in definitiva però è un grande evento nel quale io ho soltanto una piccola parte di responsabilità.
Quando canto in un duo mi rendo conto che noi interpreti abbiamo la libertà di prendere decisioni, e ciò significa anche assumerci la piena responsabilità delle nostre scelte. Come cantante trovo sia più impegnativo affrontare la musica vocale da camera perché richiede maggior lavoro sul colore e sul controllo vocale: sono i dettagli che fanno bella e interessante l’esecuzione musicale e che mi rendono soddisfatta! Quando divento capace di accostarmi in maniera sempre più efficace alla poesia e alla musica di cui è rivestita, e se troviamo un linguaggio comune con la mia partner musicale e con il pubblico, beh… allora la liedertistica mi rende la più felice degli artisti!»

 

Intervista raccolta da Marta Perra per l’Unione Musicale