Chi sono i promotori dell’iniziativa di fondare il grippo I Liederisti italiani?
«L’idea di creare questo ensemble è partita da Erik Battaglia ed è stata accolta da Laura Capretti, la quale ha pensato e proposto il progetto che è ora condiviso da tutti noi: ognuno contribuisce all’obiettivo comune in base alle proprie attitudini personali».
Mi ha incuriosito vedere che avete costituito un gruppo, perché immaginavo che la figura professionale dell’interprete di Lieder fosse singola o al massimo di duo (voce-pianoforte). Qual è il valore aggiunto di essere un gruppo?
« Infatti ha ragione! Rari sono i casi di quartetti vocali costituiti, ieri come oggi. Il repertorio liederistico a più voci è quasi sempre eseguito da ensemble creati occasionalmente: noi ci siamo ripromessi di far fronte comune e nobilitare – si spera! – questo repertorio in tutta la sua vastità, non solo impegnandoci come singoli ma anche come ensemble, ricercando l’approfondimento e la qualità di un gruppo stabile».
Esistono già formazioni analoghe?
«Non abbiamo fatto ricerche approfondite in merito, ma a un primo sguardo le formazioni stabili analoghe alla nostra in Europa e altrove (Stati Uniti) sono piuttosto rare, si contano forse sulle dita di una mano!»
Tutti i componenti dell’ensemble hanno studiato nella classe di musica vocale da camera del prof. Battaglia, a Torino. È un elemento comune che suppongo importante. Come ha influito questa esperienza nella vostra decisone? Avere una formazione omogenea e, credo, un modo analogo di approcciare il Lied è un punto di forza, come una sorte di linguaggio comune?
«Erik Battaglia ha lasciato in tutti noi un’impronta decisiva. Con lui abbiamo tutti percorso quella regione nuova che si estende tra l’esigenza di coerenza strutturale del mondo tedesco e la scuola vocale italiana: ne è conseguito un approccio comune al mondo del Lied, anch’esso sospeso tra due centri gravitazionali – parola e musica – in cui studio e conoscenza sono certo essenziali per evitare uno sterile sfoggio di doti tecniche; il primo dovere dell’interprete sul palcoscenico è infatti sempre quello di veicolare emozioni senza filtri intellettuali. Da qui viene il coraggio di credere che il Lied sia ancor oggi – e forse oggi più che mai – un mezzo privilegiato di condivisione delle emozioni, un’occasione imperdibile per nobilitare l’anima».
Abbiamo parlato degli aspetti che vi accomunano. Tuttavia voi Liederisti Italiani potete vantare anche esperienze e carriere professionali variegate; siete infatti impegnati singolarmente anche in ambito operistico, corale, cantautorale, concertistico e nell’editoria. Che importanza riveste per voi la musica vocale da camera? È una sorta di opzione preferenziale? Se sì, perché?
«Per qualcuno di noi lo è, per altri solo in parte, però siamo tutti innamorati di questo repertorio e la fortuna sta proprio nel riuscire a conciliare le nostre diverse individualità, che apportano idee e prospettive sempre nuove al gruppo, aiutandoci in ogni aspetto del lavoro insieme e permettendoci di affrontare un repertorio che raramente altrimenti potremmo eseguire».
Quali sono gli obiettivi dell’ensemble? Quali le aspettative?
«Il nostro prossimo obiettivo è sicuramente quello di approfondire, lavorare insieme e far conoscere le opere più note che i grandi compositori di Lieder hanno scritto per ensemble vocale (quartetti, duetti…); in seguito ci piacerebbe continuare ad ampliare il repertorio insieme, curando i concerti – perché no? – anche tramite collaborazioni e contributi provenienti da altre arti, per avvicinare sempre di più a questo meraviglioso patrimonio il pubblico che ne è il vero fruitore, consapevoli e onorati della responsabilità che ne deriva. Sottintesa in tutto ciò, naturalmente, c’è l’aspettativa di un costante lavoro in questa direzione e la speranza di una continua crescita, di un interesse sempre vivo che ci spinga – nonostante gli impegni dei singoli – a cercare questa piccola oasi comunitaria nella quale esprimere il potenziale del lavoro di gruppo. Ci piacerebbe che un domani i nostri ideali venissero accolti da altri in grado di continuare in futuro ciò che noi ora stiamo cercando di iniziare: sarebbe bello che questa scuola e questo lavoro resistessero al tempo come una preziosa eredità ricevuta in dono e tramandata».
Intervista raccolta da Laura Brucalassi per l’Unione Musicale