Maestro Guarrera, ha iniziato a suonare il pianoforte da piccolo, quando aveva 5 anni. Come è nata questa passione?
«É nato tutto dal caso (o dal destino?). Ho scelto una piccola pianola come regalo di compleanno e, in qualche modo, la curiosità tipica dei bambini mi ha subito fatto innamorare della musica».

Come ha scelto il programma che eseguirà in concerto a Torino? C’è un filo rosso che le lega? C’è un’opera che predilige in particolare e perché?
«Il programma del concerto a Torino contiene tutti gli autori che adoro. Non è un programma a tema, cosa che oggi sembra essere diventata una moda.
Ho una predilezione per la Sonata di Berg, perchè in 10 minuti di musica si raggiungono alcuni picchi di intensità emotiva paragonabili ai climax di Wagner».

Ha vinto numerosi premi internazionali e studiato nelle Accademie più prestigiose, sotto la guida di artisti di fama internazionale (come Nelson Goerner, che abbiamo avuto recentemente ospite). Quali insegnamenti fondamentali sente di aver ricevuto? Che effetto le fa insegnare ora nella stessa Accademia in cui ha studiato?
«Ho imparato diverse cose dai miei insegnanti. Cultrera mi ha insegnato che la musica è cultura, fa parte del mondo delle arti in senso ampio. Con Gadjiev ho imparato la necessità di caratterizzare e cercare varietà di mezzi espressivi. Con Nebolsin ho imparato un ricco vocabolario di suoni, mi ha insegnato (così come Barenboim) a trattare il pianoforte come una orchestra. Da Goerner ho imparato a realizzare le idee musicali nella maniera fisicamente più organica possibile. Ho avuto molta fortuna nel mio percorso di studi!»

Cosa direbbe al Giuseppe di 5 anni e cosa augura al Giuseppe degli anni a venire? Si vede sempre nelle sale da concerto?
«Al Giuseppe di 5 anni direi tutto quello che so adesso, così da facilitare certi momenti difficili durante il percorso. A quello degli anni a venire direi di non perdere tempo in cose che non si amano veramente. Non so quanto e se continuerò a suonare… è sempre una domanda aperta».

Quali consigli darebbe ai giovani musicisti che vogliono farsi strada nel mondo dei concerti?
«Consiglio di non confondere il lavoro sulla musica con il lavoro del pianista concertista. Spesso i due mondi – quello puro dello studio e quello dello spettacolo – sono regolati da leggi diverse e bisogna essere consapevoli di quanto spesso le due cose possano diventare antitetiche».

 

Intervista raccolta da Marta Perra per l’Unione Musicale