Qual è stato (e qual è tutt’ora) il ruolo della musica nel tuo sviluppo personale?
La musica ha sempre ricoperto un ruolo fondamentale nella mia vita. Ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia amante della musica che mi ha trasmesso questa passione. Avendo uno zio pianista e compositore, sin dai primi anni di vita mi sono avvicinato a questo strumento e all’età di 9 anni mi sono iscritto al Conservatorio di Torino. L’aver affiancato al percorso scolastico gli studi musicali mi ha aiutato molto a crescere come persona. Conoscere la musica, i compositori, i musicisti, le loro passioni e la loro sensibilità ti aiuta a conoscere l’uomo e in qualche modo a leggere te stesso.

Quando e perché hai scelto di diventare musicista? In alternativa che cosa avresti voluto fare?
Sin da quando frequentavo le elementari, ogni volta che mi chiedevano cosa avrei voluto fare da grande rispondevo, senza esitazione, che sarei diventato un pianista. Dopo il diploma di maturità ho dovuto confermare la scelta e valutare se proseguire anche con gli studi universitari. Non è stato facile, ma alla fine ho scelto di continuare a dedicarmi esclusivamente alla musica. Penso che siano veramente pochi i lavori in cui si ha la possibilità di fare tutti i giorni qualcosa di meraviglioso. È come intraprendere un viaggio che ti permette di scoprire sempre nuove cose o di guardare con occhi sempre nuovi cose già scoperte. Non ho mai seriamente immaginato alternative. Probabilmente avrei assecondato la mia inclinazione allo studio dell’informatica e della tecnologia.

A che punto è il tuo percorso di formazione? Che cosa desidereresti per il tuo futuro?
Mi sono diplomato al Conservatorio di Torino sotto la guida di Claudio Voghera. Attualmente studio presso l’Accademia di Pinerolo con Gabriele Carcano e collaboro con il violoncellista Davide Maffolini e il violinista Francesco Bagnasco, con i quali sto frequentando il biennio di specializzazione in musica da camera in Conservatorio a Torino. In futuro mi piacerebbe proseguire gli studi, anche attraverso esperienze all’estero o in ambienti musicali nuovi. Sicuramente mi attrae l’attività concertistica anche se non mi spiacerebbe proseguire un percorso cameristico.

Che cosa ti piace ascoltare?
Oltre alla musica classica, mi piace conoscere e ascoltare vari generi musicali, in particolare il pop e il rock.

Che cosa diresti a un tuo coetaneo per invitarlo a frequentare i concerti di musica classica?
Spesso si hanno molti pregiudizi riguardo la musica classica, ritenendola vecchia e lontana dai gusti odierni. Secondo me bisognerebbe prima di tutto avvicinarsi a essa, cercare di ascoltare un concerto per accostarsi a questo meraviglioso linguaggio che ha molto da dire anche alle nuove generazioni. La musica è un linguaggio universale, ma questo non significa che sia un linguaggio elementare. A un coetaneo direi che è come affrontare una scalata in montagna: devi essere disposto a desiderare la meta e a faticare per raggiungerla, però una volta raggiunte le alte quote puoi godere di un panorama che neanche immaginavi esistesse.

Come hai vissuto questo periodo di sospensione dell’attività concertistica?
Certamente è stato un periodo particolare per tutti e, nel mio caso, ho trovato non facile continuare a riprogrammare il lavoro senza sapere quali impegni sarebbero stati confermati. Ho però avuto anche molto più tempo da dedicare a uno studio più intenso e approfondito, alla lettura e all’ascolto.

Cosa ti è mancato di più della tua attività di musicista?
Sicuramente l’incontro con il pubblico e il fatto di non poter comunicare attraverso la musica. Inoltre mi è mancato il ritrovarsi a provare e studiare repertorio cameristico assieme a colleghi e amici. Abituato da anni a suonare musica in gruppo, l’assenza di contatto con altri musicisti è stata una delle cose di cui più ho sentito la mancanza.

Quali sono le tue emozioni nel ricominciare a suonare dal vivo in una sala da concerto?
Ritornare sul palco eseguendo il Quintetto di Brahms è stata davvero una grande emozione. Ho realizzato quanto mi fosse mancato il dialogo con il pubblico poco prima del concerto, quando abbiamo fatto una rapida prova di assestamento. Vedere la platea e sentire il calore delle luci sul palcoscenico e quello della gente in sala è stato davvero emozionante!

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Per il momento sto cercando di realizzare i progetti a breve termine lasciati in sospeso. Spero si possano realizzare anche quelli a lungo termine, comunque sarà un futuro all’insegna dello studio.

 

 

Intervista raccolta da Gabriella Gallafrio per l’Unione Musicale