Natale a tutta fiaba mette in scena alcune favole d’autore italiane. Quali sono le fiabe che più ti appassionavano quando eri bambina e perché? Come hai scelto quelle da inserire nello spettacolo?
«Ho avuto la fortuna di avere due genitori appassionati di libri e di lettura, e in casa si leggeva sempre. Fin da piccola. Immancabili le fiabe e le favole di uno dei libri della storica raccolta “I quindici”. Sono cresciuta con le storie della tradizione popolare e quelle note ai più (da Pollicino a I Tre porcellini, da Cenerentola a Raperonzolo ecc). Mi ero appassionata, e lo sono ancora, ad un libro che trattava temi ambientali che aveva come protagonista un ranocchio canterino: la rana sulla scarpa. La storia era bella, nuova, le immagini curate e mi avevano catturato perché si trattava di fiumi e mari inquinati. Era un libro con la copertina rigida, i primi ad uscire qualche decennio fa, ed era un regalo di mia madre che spesso ci regalava “storie nuove” in edizioni bellissime e ce le raccontava con la sua voce calda.
Per lo spettacolo la scelta è stata prima di tutto legata al piacere personale di leggere le storie che mi divertono e appassionano e di condividerle, poi pensarle in un adattamento musicale e con le immagini con sand art dell’illustratrice».

Com’è cambiato il tuo modo di essere attrice con la nascita di tua figlia? A quali aspetti hai dato una diversa importanza nella creazione dei tuoi spettacoli?
«Non so esattamente se e come sia cambiato il mio modo. Di sicuro sento di essere arricchita profondamente e sento che questa esperienza si riverbera anche in scena. Riguardo alla creazione degli spettacoli sento di avere una maggiore attenzione per “le piccole cose”, i dettagli e la semplicità carica di senso. Ho inoltre amplificato la dimensione dell’ascolto».

Secondo la tua esperienza personale, che ruolo può avere l’arte (musica, teatro, arte figurativa…) nel percorso di crescita di un bambino?
«Totale, fondamentale. Prima di avere mia figlia, l’esperienza mi aveva già confermato alcune convinzioni sull’importanza di ascoltare musica, leggere, danzare fin da piccoli. Dopo la sua nascita ho potuto sperimentare in prima persona quanto tutto fosse effettivamente importante. I bambini sono naturalmente predisposti ad accogliere la bellezza, in ogni sua forma, il senso e i valori veicolati dalle discipline artistiche. Naturalmente, fondamentale che queste esperienze siano vissute e condivise con gli affetti (mamma, papà, nonni, fratelli e sorelle, amici, ecc)».

Quali stimoli e opportunità ti offre occuparti di teatro per l’infanzia?
«Di sicuro mi consente di esercitare la creatività, divertendomi, e con leggerezza. Le opportunità sono grandi e importanti: augurerei a tutti di provarle. Opportunità di giocare con oggetti da trasformare, di sperimentare nuovi modi di parlare e di muovermi, di agire nello spazio in modo inconsueto, di cercare connessioni con altre arti e discipline. Inoltre, l’incontro, lo scambio e l’esperienza condivisa (seppure dal palco) con i bambini, sono entusiasmanti e di grande arricchimento. I bambini spesso mi aiutano a vedere o comunque favoriscono una possibilità di guardare il mondo con occhi diversi».

Intervista raccolta da Marta Perra e Laura Brucalassi per l’Unione Musicale