Come nasce la tua collaborazione con la Camerata RCO e con Julius Berger?
Julius Berger è stato il mio insegnante nel periodo che ho trascorso in Germania, da lui ho imparato molto. Oltre ad essere un grande violoncellista, è un artista di straordinaria ispirazione, sempre aperto verso l’esterno, propenso ad assimilare costantemente dalle esperienze della vita, non solo da quelle strettamente musicali. Julius insegna presso la Leopold Mozart Universität di Augsburg, istituzione che dall’anno passato frequento io stesso in qualità di professore ospite. Anche le nostre collaborazioni concertistiche si sono intensificate nelle ultime stagioni: ne sono molto felice, credo che tutto questo mi aiuti a crescere come musicista!
La Camerata è un’emanazione dell’orchestra del Royal Concertgebouw Amsterdam; i musicisti che la compongono non hanno certo bisogno di presentazioni ma, se posso dire, quello che più mi ha colpito la prima volta che abbiamo collaborato è la natura del suono. C’è un elemento di “festosa” energia, un colore molto caldo nel timbro, molto “accogliente”. Il primo incontro, nell’estate del 2015, è avvenuto proprio con il brano che eseguiremo a Torino: Le soleil de Conques.

Quali sono i tratti salienti del brano “Le soleil de Conques” scritto per voi da Alissa Firsova?
Credo che quest’opera sia davvero notevole e meriti grande diffusione. I due violoncelli dialogano nelle varie tessiture dello strumento, spesso frequentano il registro acuto, con grande fluidità e lirismo. L’intreccio si amplifica, si espande, grazie a un impiego molto raffinato e sensibile dell’orchestra d’archi. Le soleil de Conques richiama il ciclo del sole, dal primo mattino fino al tramonto, con un climax di intenso virtuosismo orchestrale allo zenit. Fonte dell’ispirazione per Alissa Firsova è quel luogo magnifico e sospeso che è Conques, sito patrimonio dell’UNESCO sulla via di Santiago di Compostela, nella Francia meridionale.
Il forte senso di spiritualità e di gioia per la vita credo siano alla radice di questa composizione.

Quali opportunità offre poter lavorare con il compositore che ha scritto il brano che stai studiando?
Evidentemente lavorare con chi ha concepito il brano musicale non può che agevolare la ricerca di una strada interpretativa; sentire dalla voce del compositore che cosa desidera emerga dal proprio lavoro è significativo. Trovo tuttavia che, come avviene per qualsiasi altro repertorio, sia l’esecutore a dover scegliere alla fine una visione da proporre al pubblico. Dopo aver ascoltato le intenzioni del compositore e le sue idee, si dovrebbe avere il coraggio di filtrare il tutto attraverso la propria personalità. Se un lavoro è fatto con cura e approfondimento credo risulterà sempre quantomeno interessante per chi ascolta. Un punto di vista argomentato e coerente e un’intensità emotiva equilibrata sono quello che vorrei trovare in un interpretazione musicale.

Secondo te che sei un giovane interprete, qual è il “trucco” per attirare i giovani all’ascolto della musica classica?
È con ottimismo che osservo come negli ultimi tempi sempre più le pubblicità e i media in generale utilizzino in modo significativo brani desunti dal repertorio della musica colta. Penso da sempre che non si possa non rimanere colpiti dai capolavori dei grandi geni della musica, non c’è bisogno di essere degli esperti o frequentare le sale da concerto: la musica ci raggiunge ugualmente!
Mi sembra però che i mezzi di comunicazione facciano attenzione ad una cosa: non si deve dire che è “musica classica”, non lo si deve eventualmente neppure sapere! Alla gente spesso non piacciono le etichette “cadute dall’alto”, non piace quello che la “classica” rappresenta nel quadro della produzione musicale complessiva, è vista un po’ come la sorella “snob”. Ciò non impedisce tuttavia che chi guarda la televisione apprezzi sinceramente il Requiem di Verdi (nella pubblicità di un profumo) il Quartetto di Ravel (nella pubblicità di un computer) o il Concerto per pianoforte Cajkoviskij (sponsor di manifestazioni sportive); semplicemente non li riconosce come tali, ma li associa al prodotto che “supportano” musicalmente.
Credo dunque che, a differenza di quanto purtroppo si fa sempre più in molte stagioni concertistiche, non si debba aver paura di proporre musica impegnativa se questa ha valori e contenuti profondi. Trovo sbagliato il concetto che tutto debba essere immediato, rapido e che non necessiti di troppa concentrazione. I capolavori, in quanto tali , attirano l’ascoltatore, lo spingono a scoprire, approfondire, impiegare del tempo, riascoltare più volte uno stesso passaggio, aiutano ad aprirsi, a interrogarsi intimamente, ad accettare di lasciare questioni in sospeso.
Quello che, per usare un termine “tecnologico, si deve fornire il più possibile è una “facilità di accesso” al mondo della classica e al suo repertorio: il resto lo faranno Beethoven e Bach senza problemi! La sacralità che va preservata sta nella musica stessa, nel messaggio che contiene, non in forme rituali di ascolto vuote e legate solo all’abitudine di frequentare certi luoghi con certe modalità. Accogliente l’approccio all’ascolto musicale, raccolto e intimo l’ascolto in sé: questo è il mio punto di vista.

Perché consiglieresti al pubblico di non perdere il vostro concerto?
Inviterei il pubblico a questo concerto semplicemente perché verrà eseguita musica straordinaria, a prescindere dagli esecutori. Del secondo movimento del Concerto per due violini di Bach ancora non mi capacito, pur essendo musicista, di come possa essere stato concepito da una mente umana. (Per ritornare all’argomento dell’avvicinamento di un pubblico di giovani mi chiedo: Si può immaginare di non commuoversi difronte al senso di amore che emana questo brano? Si può non conoscerlo, ma una volta ascoltato… come lo si può abbandonare? Il punto è dunque diffondere! Con professionalità e dedizione).
Per rimanere nel mondo dei più giovani prendo l’esempio di Alissa Firsova. Alissa ha meno di trent’anni, vive a Londra, viaggia molto, ama la socialità, scrive musica, suona al pianoforte Schubert e Chopin etc etc. È una ragazza del suo tempo, ma la grande musica con cui è costantemente a contatto semplicemente la aiuta. Il bello migliora la qualità da nostra vita, è un grande privilegio!

Qual è il tuo rapporto con i social media?
Molto brevemente, non frequento molto i social network, non sono iscritto a nessuno di essi e non lo sono mai stato, ma mi interessano molto i meccanismi che li regolano e cosa li rende così centrali nelle attività quotidiane di molti di noi.