Maestro Boccadoro, con Sentieri selvaggi all’Unione Musicale eseguirete una panoramica di brani di compositori italiani (Ferrero, Boccadoro, Montalbetti, Antonioni) intercalati a opere di autori inglesi o americani (Nyman, Bryars, Lang, Daugherty). C’è un filo rosso che unisce le musiche in programma? Perché avete scelto il titolo GOOD VIBRATIONS?
«Il titolo Good Vibrations è ironico come spesso sono i titoli dei nostri concerti. L’eccessiva “seriosità” dell’ambiente musicale classico è una cosa che non ho mai sopportato quindi ogni volta cerco di stemperare questa formalità con titoli che richiamino cose diverse. In questo caso, dato che la Musica consiste in buona parte di vibrazioni sonore, ho voluto fare riferimento al celebre brano dei Beach Boys. Inoltre questo programma contiene diversi brani (Daugherty, Montalbetti, Antonioni e Ferrero) che si rifanno volutamente al mondo della musica popolare, quindi il riferimento al mondo pop mi pare pertinente. È un programma allegro, energico, pensato per mettere in luce tutte le qualità dei musicisti di Sentieri selvaggi, sia come autentici virtuosi del proprio strumento, sia come capacità di assieme».
Tornate all’Unione Musicale dove siete stati ospiti nei primi Anni 2000. L’ultima volta (nel 2005) avevate eseguito in prima europea The sound of a voice di Philip Glass (in collaborazione con il Piccolo Regio Laboratorio). Com’è cambiato il mondo della musica contemporanea da allora?
«La musica contemporanea è vittima di pregiudizi e sospetti di antica data, e il nostro lavoro in questi anni è stato, tra le altre cose, anche quello di cercare di oltrepassare le barriere create da questi pregiudizi. Nel corso del tempo abbiamo raggiunto un pubblico molto eterogeneo, di tutte le età. Non so dire però se questo abbia segnato in generale un atteggiamento diverso da parte del grande pubblico verso la musica moderna. Se dovessi parlare solo per la nostra esperienza direi di sì, ma bisogna essere realisti: esistono ancora troppe stagioni musicali in cui la musica del nostro tempo non trova alcun spazio e troppe persone fanno ancora fatica a seguirla. Bisogna lavorare con pazienza e onestà intellettuale perché questa situazione possa essere modificata, certo ci vorrà molto tempo ancora».
Intervista raccolta da Laura Brucalassi per l’Unione Musicale