Maestro Hadelich, il 29 marzo 2023 debutterà all’Unione Musicale di Torino con due Partite di Bach e due brani appartenenti al ‘900: c’è un filo conduttore tra le pagine in programma?
«I brani in programma tracciano un percorso dalla gioia al dramma. Si inizia con la terza Partita per violino solo di Bach, una delle opere più gioiose che io conosca. Poi con Blue/s Forms di Coleridge-Taylor Perkinson si ascolterà certamente un brano molto diverso: un omaggio al Blues. Anche se mi piace pensare che in un certo senso Perkinson abbia fatto ciò che Bach faceva ai suoi tempi: scrivere musica per violino solo usando forme di danza in voga all’epoca.
La Sonata n. 2 per violino di Eugène Ysaÿe inizia con una citazione dalla terza Partita di Bach, ma la musica prende presto una piega molto più cupa… Il programma infine si conclude con la seconda Partita di Bach, che termina con l’incredibile Ciaccona, una pagina tragica ed emotivamente molto coinvolgente»

Blue/s Forms di Perkinson verrà eseguito per la prima volta nel nostro cartellone: ci racconta qualcosa su questo brano?
«Coleridge-Taylor Perkinson è stato un compositore americano che si è spesso ispirato alla tradizione jazz e blues. Suonava il violino e, proprio come Ysaÿe, le sue opere sembrano nate come improvvisazioni fatte direttamente sullo strumento. Questo lavoro è suonato ancora piuttosto raramente, ma penso che alla fine troverà un posto fisso nel repertorio violinistico, proprio come le Sonate di Ysaÿe»

Maestro, recentemente si è dedicato alla registrazione dei Libri Suzuki. Lei ha iniziato a suonare seguendo questo metodo? Secondo la sua esperienza qual è l’importanza di un buon percorso musicale fin da i bambini?
«In realtà non ho iniziato ad imparare il violino con il metodo Suzuki, ma il modo in cui mi è stato insegnato (da mio padre, inizialmente) era in qualche modo simile. Prima che arrivasse Suzuki, la prima educazione al violino era spesso terribile: era normale che gli studenti fossero spronati a migliorare con minacce e punizioni, piuttosto che con incoraggiamenti. Spesso non c’era molto criterio nel modo in cui l’insegnamento era condotto, e i risultati erano discontinui. Da questo punto di vista il metodo Suzuki è stato una rivoluzione con il suo modo più gentile e umano di approcciare l’insegnamento. L’idea che i bambini imparino per imitazione e a orecchio e suonando insieme ai loro insegnanti, ha assolutamente senso: è qualcosa che viene praticato nella maggior parte delle altre tradizioni musicali (non classiche). Al giorno d’oggi, anche gli insegnanti che non seguono il metodo Suzuki hanno adottato almeno alcune di queste idee».

Com’è riuscito a rimanere motivato anche nei momenti difficili nel corso degli anni di studio?
«Ogni musicista che conosco ha faticato a volte a trovare la motivazione nella sua vita. Quando ero giovane la motivazione e l’ispirazione venivano dalle registrazioni di grandi violinisti (David Oistrakh e Uto Ughi per esempio), poi da musicisti con cui suonavo musica da camera. Personalmente traggo molta motivazione dall’esibirmi. Adoro l’esperienza di suonare sul palcoscenico per un pubblico e sapere che ho un concerto in arrivo rende molto più semplice trovare la motivazione per esercitarmi».

Che cosa consiglia ai giovani musicisti che desiderano avvicinarsi alla carriera musicale e ai concorsi?
«È difficile avere una carriera musicale al giorno d’oggi, perché ci sono così tanti violinisti estremamente talentuosi e affermati là fuori, che rendono più difficile che mai raggiungere il successo. La domanda che consiglio agli studenti di porsi è questa: sarai felice della tua scelta di essere un musicista anche se finirai per avere poco successo? Se la risposta è sì, allora dovresti assolutamente intraprendere una carriera nell’ambito musicale: qualunque cosa accada, passerai la vita a fare ciò che ami e sarai felice! Ma se intraprendi questo percorso principalmente per avere una grande carriera e avere successo, la probabilità di rimanere deluso è piuttosto alta…»

I suoi profili social sono ben curati e molto seguiti; di particolare interesse sono i contenuti video a episodi intitolati Ask Augustin, che illustrano “tips and tricks”: come è nata questa idea? Crede che i social siano uno strumento utile per far avvicinare i giovani al mondo della musica classica?
«Durante la pandemia che ho iniziato a postare molto di più sui social media, perché era un modo per rimanere in contatto con i miei ascoltatori e fan. L’idea di una serie di video con suggerimenti è stata un’idea che avevo avuto qualche anno prima, ma non avevo mai avuto abbastanza tempo per realizzarla prima del lock down.
Ho trovato molto interessanti e motivanti le reazioni e le domande che ho ricevuto in seguito alla pubblicazione di questi video, in particolare proprio durante la chiusura di tre anni fa: quando tutti i concerti erano cancellati, i social media hanno rappresentato un modo per i musicisti di rimanere coinvolti e motivati.
Alla fine, però, la migliore musica classica è quella dal vivo: ascoltata di persona in una sala da concerto, quindi la mia speranza è che le persone a cui piacciono i miei video vengano a vedermi!»

Intervista raccolta da Marta Perra per l’Unione Musicale