Maestro Valentino, il pubblico che ha seguito fedelmente tutti i concerti della serie Parigi che cosa scoprirà con il “Destination Paris”?
AV: Il repertorio per orchestra da camera sarà il protagonista assoluto dell’ultimo concerto della stagione Parigi. Il programma, assai variegato, si chiuderà con il poco eseguito Concerto Grosso n.1 con pianoforte obbligato di Ernest Bloch. Opera scritta nel 1925 a Cleveland per l’orchestra dell’Istituto di Musica da lui stesso creato e diretto.
Il Concerto venne composto in risposta ai suoi studenti che ritenevano impossibile scrivere ancora musica interessante e originale senza l’uso delle tecniche seriali avanguardiste che avevano rivoluzionato l’Europa con l’avvento di Schönberg. Il compositore scriverà così un’opera utilizzando solo tecniche antiche (forma e tonalità) “vestite” in modo moderno. Ai nostri ascoltatori la risposta al quesito: Bloch sarà uscito vincitore da questa sfida?
Qual è il filo rosso tra i brani in programma?
AV: Parigi e sempre solo Parigi. Tutti i compositori che eseguiremo furono soggiogati dal fascino della capitale francese che per molti anni fu prodiga di stimoli creativi.
Prokofiev vi si stabilì per un breve periodo per collaborare con Diaghilev ai Balletti Russi, Piazzolla la scelse arrivando dall’Argentina per studiare con Nadia Boulanger, grandissima didatta francese; Bloch ci lavorò per scrivere l’opera “Macbeth” rappresentata all’Opera comunque e infine Glazunov che dopo aver deciso di abbandonare la Russia avendo diretto per anni il Conservatorio di S.Pietroburgo, ci visse dal 1928 fino alla morte.
Maestro Pasceri, l’Orchestra da Camera Accademia è nata nel 2009. Quali sono le sue caratteristiche salienti? Come è cresciuta in questi anni?
CP: L’Orchestra è nata in seno all’Accademia di Musica di Pinerolo e fin da subito è stata molto sostenuta da questa istituzione. Io stesso ne faccio parte, in qualità di tutor, assieme al collega violinista Adrian Pinzaru. Negli ultimi anni molti giovani di talento, allievi dei corsi di perfezionamento dell’Accademia, sono passati attraverso l’esperienza orchestrale in questa compagine.
Per indole tendo a privilegiare situazioni professionali in cui si sommi alla stima sul piano musicale verso i colleghi anche un’intesa umana forte. Credo che quest’ultimo sia un elemento tanto importante da poter condizionare straordinariamente l’esito artistico della collaborazione. L’Orchestra da Camera Accademia ne è un esempio chiaro: l’aspetto professionale e quello umano sono presenti in egual misura. L’ambiente è estremamente sereno, c’è grande disponibilità da parte dei musicisti nell’affrontare l’impegno e una giusta spontaneità al momento di compiere delle scelte musicali, di “interpretare”. Il senso di appartenenza al gruppo fa sì che gli strumentisti siano qui “cittadini della musica”, che collaborano volentieri e reagiscono a seconda di ciò che la partitura richiede: emergere con un tema, accompagnare con un basso continuo, prodursi in un passaggio brillante e virtuosistico.
Cresciamo tutti insieme con ogni progetto!
Quali gli obiettivi per il futuro?
CP: L’Orchestra Accademia ha eseguito tutti i Divertimenti di Mozart, alcuni Concerti Brandeburghesi di Bach, il Quartetto “Serioso” di Beethoven e il n 8 di Šostakovic, dunque opere emblematiche, capisaldi della letteratura per archi che consentono di acquisire consapevolezza interpretativa e affinare il suono, il timbro dell’ensemble.
Nel prossimo futuro, ai capolavori dei maggiori compositori della storia, l’Orchestra affiancherà linguaggi diversi, più contemporanei. Uno su tutti il Concerto Grosso n. 3 di Alfred Schnittke, esempio straordinario di acuto e geniale uso di materiale musicale legato alla tradizione barocca, soprattutto italiana, rivisto in una chiave grottesca e straniante.
Ritengo che sia molto importante “cambiare punto di vista”. Il passaggio dal linguaggio di Bach a quello di Piazzolla, da quello di Beethoven a quello di Bloch richiede all’interprete di “connotare” quanto più possibile ogni carattere, colore, atteggiamento musicale che si riesca a rintracciare nella partitura. Capire in quanti differenti e strabilianti modi si possa scrivere musica e comunicare messaggi significativi ci aiuta ad essere più flessibili e aperti, più tolleranti ,anche nella vita.
Che cosa rappresenta per un’orchestra in formazione prendere parte a questa rassegna?
CP: È, in tutta evidenza, una grande opportunità per l’Orchestra Accademia essere presente in questa stagione. Il repertorio, con Prokof’ev, Piazzolla, Bloch e Glazunov è vario e particolare e ci consentirà un lavoro interessante, grazie anche alla collaborazione dei membri del Trio Debussy, Antonio Valentino, Piergiorgio Rosso e Francesca Gosio.
Suonare nell’ambito di una importante rassegna genera un senso di responsabilità nei giovani musicisti e costituisce per loro uno dei sempre più rari momenti di passaggio tra mondo studentesco e mondo professionale. Certamente è una tappa fondamentale per formare la propria personalità artistica e per abituarsi ad essere a proprio agio sul palcoscenico. Le scelte interpretative si fanno razionalmente prima di andare in concerto, tuttavia è solo in pubblico che si concretizzano e si cristallizzano, e ciò accade non solo in quanto singoli musicisti, ma anche, se vi è comunione di intenti, per un ensemble di diversi musicisti come l’Orchestra Accademia.