Papagheno Papaghena. I pappagalli di Mozart è ispirato al Flauto magico. Quali personaggi ed elementi musicali dell’opera si ritrovano nel vostro spettacolo? Quali sono invece gli elementi originali?
«Con il nostro centro di produzione PEM Habitat Teatrali abbiamo scelto di creare questo spettacolo attingendo, come motore scenico, alla spensieratezza che Mozart trasmette con quest’Opera che ha dell’incredibile se si pensa al fatto che rappresenta il suo testamento spirituale.
I tre pappagalli che vediamo in scena, sono personaggi che abbiamo creato ex novo ma che danno voce e corpo all’opera stessa. Muovendoci in questo artificio, riproponiamo le arie più celebri, contingentando il tutto nell’attimo della creazione, come se avvenisse nel “qui e ora” immaginifico che racchiude i protagonisti nello stesso luogo e tempo che per invenzione scenica si ripete da secoli».
Quali sono invece gli elementi originali?
«Gli arrangiamenti, la comicità, la musicalità del loro linguaggio, i costumi, la gabbia sonora e… sicuramente la relazione che si crea tra i protagonisti e il pubblico».
Lo scorso anno avete portato al Teatro Vittoria per l’Unione Musicale l’esilarante spettacolo Troppe Arie, che unisce virtuosismo musicale e comicità. Quali ingredienti troveremo in Papagheno Papaghena?
«Ho cercato di creare uno spettacolo che fosse sospeso, poetico e comico al contempo, condividendo la soffice fragilità che appartiene a tutte e tutti noi».
Che ruolo ha la musica di Mozart nello spettacolo?
«Imprescindibile!»
La Compagnia Trioche è specializzata negli spettacoli per l’infanzia. Quali sono le sfide e le opportunità offerte dal creare spettacoli per i più piccoli?
«La Compagnia Trioche lavora in clown e non nasce come Trio specializzato in spettacoli per l’infanzia. Si crea spesso questo fraintendimento pensando che il lavoro clownesco appartenga solo ai piccoli. Il clown è universale, come il riso, per questo sa arrivare a tutto il pubblico, indipendentemente dall’età. Ci si riconosce e ci si affeziona a chi ha il coraggio di farci ridere portando in scena sé stesso. Per questo amo e amiamo questa ricerca così delicata che solo l’arte comica (e in questo caso il clown) sa ospitare».
Intervista raccolta da Laura Brucalassi per l’Unione Musicale