Come avete vissuto il periodo di sospensione dell’attività concertistica?
Il periodo dell’interruzione è stato particolarmente doloroso, come immaginiamo sia stato per tutto l’ambiente musicale. Gli interrogativi sul futuro, sia a breve sia a lungo termine, rendevano lo studio difficile e poco stimolante. In generale ci ha demoralizzato riscontrare la scarsa considerazione e conoscenza delle difficoltà del settore dello spettacolo nella gestione dell’emergenza. Per fortuna l’iniziativa e la passione degli enti e dei lavoratori dello spettacolo compensano in parte certe lacune. La musica però è stata anche un’ancora a cui ci siamo attaccati nei momenti più difficili e senz’altro, con le numerose ore di studio, possiamo dire di aver avuto il privilegio di non esserci annoiati.

Che cosa vi è mancato di più della vostra attività di musicisti?
Come gruppo cameristico, la maggior parte del nostro lavoro in quarantena è rimasto sospeso. Senz’altro non poter provare e non poterci far sentire dai nostri insegnanti è stato un grande limite, soltanto in parte compensato dalla lettura individuale di nuovi brani. Più di tutto ci sono mancati i concerti. Avevamo diversi appuntamenti in programma per cui avevamo studiato a lungo e vederli annullati uno ad uno è stato sconfortante.

Ci sono stati anche degli aspetti positivi? (La scoperta di nuovi interessi, l’approfondimento di altri, più tempo per fare ciò che vi piace…)
Senza dubbio ci siamo dedicati come in molti alla cucina e alla lettura e a recuperare gli arretrati, tra esami universitari e scuole guida… L’aspetto migliore però è stato senz’altro esser messi nelle condizioni di apprezzare maggiormente tutto ciò che prima davamo per scontato!

Quali sono state le vostre emozioni nel ricominciare a suonare dal vivo in una sala da concerto?
Poter di nuovo confrontarsi con il pubblico è stato meraviglioso. Nel periodo di arresto forzato abbiamo capito quanto l’esperienza di far musica per il pubblico e dal vivo sia importante e insostituibile e la prima volta che siamo tornati sul palco, nonostante l’ansia, siamo stati pervasi da entusiasmo e felicità!

Il 19 giugno all’Unione Musicale eseguirete il Trio n. 1 op. 8 di Šostakovič e il Trio op. 8 di Brahms. Entrambe le opere sono state scritte quando i compositori avevano all’incirca la vostra età. Che cosa ritrovate di voi che avete 20 anni oggi in questi brani?
Fa un certo effetto pensare che Brahms e Šostakovič avessero la nostra età quando scrissero queste opere. In particolare in Šostakovič i caratteri di entusiasmo giovanile sono evidenti: influenze di ogni tipo (a volte sembra di essere di fonte a Čajkovskij o Korsakov), stimoli, esperimenti e anche una certa trascuratezza! Ovviamente non si tratta di negligenza musicale – l’opera è meravigliosa – ma riguarda l’annotazione dei dettagli. Il brano fu infatti rivisto da un allievo e ci sono alcune sezioni in cui sono presenti correzioni, diverse alternative e alcuni passaggi in cui sembra che Šostakovič si sia dimenticato alcune alterazioni. Trattandosi di un’opera composta durante il percorso scolastico, per cui non era prevista la pubblicazione, è possibile che il compositore non vi abbia prestato la massima attenzione. Per quanto riguarda il Trio op. 8 di Brahms, si tratta di un’opera che invece fu a lungo rielaborata dal compositore: noi infatti suoneremo la seconda versione, del 1889. In questo caso troviamo molto interessante la compenetrazione di elementi giovanili, come lo slancio e le ampie arcate, con caratteri del Brahms maturo.

Si è appena conclusa la vostra prima sessione presso un’istituzione prestigiosa come l’ECMA – European Chamber Music Academy. Quali progetti avete per il prossimo futuro?
Nel nostro futuro cercheremo di mettere al centro la nostra crescita musicale, sia individuale sia collettiva. Il prossimo anno andremo a studiare a Basilea con Rainer Schmidt, Thomas Demenga e Filippo Gamba: sarà una bella avventura! Ci piacerebbe poi poter fare qualche nuova sessione presso l’ECMA; la prima esperienza è stata meravigliosa, il livello dei docenti e degli altri ensemble straordinario. È sempre bello ascoltare visioni diverse dalle proprie e discuterne: abbiamo ricevuto moltissimi stimoli e speriamo che ci possano aiutare a coltivare la nostra identità di gruppo.

 

Intervista raccolta da Laura Brucalassi per l’Unione Musicale