Quali sono stati gli elementi positivi e quali le difficoltà che hai dovuto affrontare nel corso dei vari step per la realizzazione del progetto Camera delle Meraviglie pensato per essere fruito dal pubblico online? Chi/che cosa ti è stato particolarmente di aiuto?
«È stata un’esperienza bella e nuova per noi. Non mi era mai capitato di registrare in un contesto così professionale e con così tanti esperti ad occuparsi di ogni aspetto, dall’audio alle luci, regia, montaggio… Le difficoltà sono comprensibilmente legate alla situazione generale che tutti stiamo vivendo in questo periodo e all’assenza di pubblico. È stato d’aiuto lavorare con tecnici professionali e al contempo disponibili a spiegarci aspetti della registrazione che, almeno per me, erano completamente sconosciuti. Ho imparato molto in questo senso».
Che cosa è cambiato (sia dal punto di vista musicale sia umano) rispetto al lavoro fatto per il concerto Camera delle Meraviglie che avresti dovuto realizzare dal vivo?
«Registrare è sempre più difficile che suonare in pubblico. Le persone in sala infatti fanno parte integrante dell’esecuzione; suonare per microfoni e telecamere rende più difficile trovare concentrazione e ispirazione. Dal punto di vista umano di sicuro tutto è stato più complesso. Provare per ore indossando la mascherina è stato faticoso, inoltre la necessità di dover mantenere sempre le distanze e le precauzioni dettate dalla situazione sanitaria, stando sempre allerta anche nei confronti dei compagni con cui si suona, riduce quella spontaneità che il lavoro d’insieme normalmente dà. Tuttavia, nonostante tutte le limitazioni imposte dalla situazione contingente, mi sento molto fortunato ad aver avuto la possibilità di fare questa esperienza e sono sicuro che – in fin dei conti – non c’è limitazione che renda la musica meno bella, sia da suonare sia da ascoltare».
Il progetto Camera delle Meraviglie ha riguardato anche alcuni aspetti del backstage che solitamente restano non visibili (arrivo in teatro, prove, discussioni…). Sono aspetti interessanti per far capire al pubblico cosa c’è dietro ad una esecuzione? Perché?
«Sono aspetti interessanti che valorizzano l’idea del concerto streaming. Finché un concerto in streaming è una registrazione semplice registrazione di un’esecuzione, secondo me dal punto di vista degli spettatori è più ciò che si perde di ciò che si guadagna. In questo modo, invece, il pubblico può conoscere aspetti che in un contesto tradizionale gli sarebbero preclusi: questo penso possa essere interessante e soddisfare la curiosità di molti. Conosco diversi frequentatori assidui di concerti, ad esempio, estremamente preparati e ricettivi, ma che ignorano completamente gli aspetti concreti della preparazione di un concerto e tutti i dettagli pratici che riguardano il “mestiere” di musicista».
Ritieni che questo tipo di iniziative possano essere utili ad avvicinare il pubblico anche dopo l’auspicabile ripresa dei concerti dal vivo?
«Ritengo che potrebbero essere un valido modo per introdurre persone estranee al mondo dei concerti, poiché lo streaming presenta anche indubbi vantaggi: si ha la possibilità di ascoltare il concerto quando e dove si preferisce, non è necessario spostarsi per ascoltarli, si possono riascoltare, interrompere durante la riproduzione, essere ascoltati durante altre attività. Gli stessi vantaggi, tuttavia, costituiscono anche il limite e i difetti della fruizione online, che solitamente è meno attenta e concentrata dell’ascolto dal vivo.
Inoltre, non bisogna dimenticare che la musica che suoniamo è stata pensata e scritta per essere eseguita e ascoltata dal vivo. Ogni tipo di mediazione digitale inevitabilmente comporta una qualche “distorsione” dell’esperienza musicale, sia per gli esecutori sia per il pubblico. Va benissimo lo streaming come modo per introdurre alla musica persone nuove o lontane anche dal punto di vista geografico. Nella situazione attuale è l’unica possibilità, ma credo che chi ama la musica sappia bene che un concerto dal vivo è un’esperienza diversa e insostituibile».
Intervista raccolta da Laura Brucalassi per l’Unione Musicale