Il vostro progetto Musica Assoluta celebra i trecento anni del Primo Libro del Clavicembalo ben temperato di Bach. Come è nato il progetto e come si è sviluppata la collaborazione con gli autori delle opere in programma?
«La musica di Bach fa parte del naturale percorso di studi di un percussionista. Pur non essendo dedicata direttamente ai nostri strumenti a suono determinato (marimba, vibrafono, xilofono, glockenspiel) molto spesso durante il corso di studi incontriamo questa “musica assoluta”. Per tutto il percorso Johan Sebastian Bach aiuta il giovane percussionista a prendere confidenza con gli strumenti a percussione che fanno note. Prendendo spunto dalla ricorrenza dei trecento anni dalla presentazione del I libro del Clavicembalo ben temperato, 1722/2022, abbiamo deciso di interpretare in modo nuovo ed originale alcuni Preludi e fughe tratti dall’opera completa e elaborati dai vari compositori. L’idea è nata grazie alla proficua collaborazione che Tetraktis ha in essere con prestigiosi autori, tra i più significativi del panorama attuale. Appartenenti alle differenti generazioni affermatesi dalla fine del ‘900 ad oggi, nel rispetto del proprio stile, i compositori in questione si sono distinti a livello internazionale per creatività e originalità: Riccardo Panfili, Federico Gardella, Caterina Di Cecca, Leonardo Marino, Giorgio Colombo Taccani e Alessandro Solbiati rappresentano il nucleo del progetto “Musica Assoluta”».
La presenza del clavicembalista Luigi Accardo fa supporre un dialogo serrato tra l’originale bachiano e le “riletture” moderne. È così? Ci raccontate come si svolgerà il concerto?
«Il gioco che abbiamo pensato è rivolto a compositori e pubblico, con noi, come esecutori, in mezzo: per i compositori il gioco è stato quello di prendere dall’originale bachiano quello che più risuonasse nel loro modo di comporre (struttura, armonia, singoli elementi, sviluppo o altro) e per il pubblico quello di cecare di riconoscere in ogni elaborazione o riscrittura quali sono gli elementi comuni al brano pensato 300 anni fa. Il concerto si svolgerà in maniera molto lineare: prima l’esecuzione da parte di Luigi Accardo al clavicembalo dell’originale di Bach come da tradizione e subito dopo il brano contemporaneo ispirato a quel preciso “Preludio e Fuga”. In questo modo il gioco diventa chiaro e, crediamo, divertente e interessante per il pubblico».
La musica di Bach ha influenzato tutta la storia della musica a seguire. Che cosa può ancora trasmettere all’ascoltatore di oggi, ovviamente influenzato dai ritmi della vita odierna e da modalità di ascolto sempre più distratte e rapide?
«La musica di Bach influenza l’ascoltatore contemporaneo nello stesso modo in cui influenzava quello del periodo storico in cui è stata composta. di fatto la percezione naturale dell’uomo non viene scalfita dal tempo assoluto ma sicuramente influenzata e arricchita da quello relativo. Stilisticamente Bach continua a essere l’eterno contemporaneo, fonte d’ispirazione per musicisti ed esecutori sempre in cerca di innovazione e ricerca. Da qui la definizione di “musica assoluta”. Tetraktis senza dubbio si sente parte attiva in questa famiglia artistica».
Ritornerete sul palco del Teatro Vittoria il 19 marzo, in occasione dello spettacolo I tre moschettieri insieme all’Ensemble Magazzini Babàr: come è nata questa collaborazione?
«La collaborazione con l’Ensemble Magazzini Babàr nasce nel 2003 in Umbria. L’idea di creare spettacoli musicali che potessero introdurre il pubblico dei più giovani al ricchissimo patrimonio della musica classica, o musica d’arte come si vuole chiamare, è venuta a Leonardo Ramadori e Simone Frondini, un percussionista e un oboista che provavano a far crescere l’ambiente musicale di una piccola regione come l’Umbria. Visto l’aumentare della distanza tra le sale da concerto ed il pubblico dei bambini e dei ragazzi sempre più televisivo e poi “social”, la scommessa è stata ed è quella di introdurre contenuti importanti ponendosi sempre dalla parte del pubblico, cercando di mediare i contenuti in modo da ridurre la distanza. Dopo circa venti anni di attività e circa 35 produzioni originali realizzate crediamo di aver fatto un piccolo pezzo di strada nella direzione prevista».
In che modo avete elaborato lo spettacolo integrando la musica alla storia di Alexandre Dumas? Quali strumenti musicali verranno suonati dal vivo? I piccoli ascoltatori verranno coinvolti direttamente nella realizzazione di qualche inserto musicale?
«Lo spettacolo prende spunto dalle tante letture che dal 1844 (prima pubblicazione del testo di Dumas) fino ad oggi sono state realizzate per il teatro, il cinema, i cartoni animati, il musical, il fumetto. Una sintesi giocosa della ricca trama serve a condurre il pubblico in un percorso di avventure, duelli, storie d’amore, intrighi di palazzo e giochi musicali. La scelta delle musiche è stata in parte dettata dall’ambientazione e dal periodo storico rappresentato perché in ogni epoca ci sono musiche che aiutano “istintivamente” a raccontare in che tempo siamo. Altri estratti musicali, vista la giocosità e lo spirito ironico di Giorgio Donati che conduce la narrazione, sono funzionali al racconto e alle gag presenti nel testo. Lo strumentario utilizzato è piuttosto originale: oboe, marimba, glockenspiel, tamburi vari, campana, temple blocks, spring drum, ocean drum, maracas, sonagli e soprattutto “tubi”. Non è previsto un coinvolgimento diretto dei giovani spettatori ma spesso capita che, sentendosi dentro la storia, qualcuno partecipi con incitazioni e suggerimenti».
Secondo la vostra esperienza, che differenza c’è tra suonare per i bambini o per un pubblico più adulto? Credete che i giovani recepiscano in maniera diversa la musica dal vivo?
«Con i bambini la “distanza” tra palco e platea si riduce spesso al minimo. Solo l’autentico interesse e rapimento dei ragazzi consente il clima di attenzione e concentrazione necessario per lo svolgimento dello spettacolo e questa relazione con la platea risulta genuina e sorprendente. Il pubblico di giovani chiede maggior coinvolgimento quindi progettiamo i programmi con attenzione, tracciando fili di significato, in cui i brani esemplificano o assecondano un contenuto o una storia su cui riflettere. Sfruttiamo al massimo gli elementi inclusivi del nostro lavoro di musicisti: esperimenti sonori, giochi ritmici e piccole presentazioni ci consentono di far partecipare attivamente il pubblico alla performance. La dinamica è varia e per noi certamente stimolante ed energizzante».
Intervista raccolta da Marta Perra per l’Unione Musicale