Le piace ascoltare musica? Quale genere preferisce?
Purtroppo non ascolto tutta la musica che vorrei. Ricordo con fortissima nostalgia i tempi del liceo in cui, tornando a casa, il primo gesto era quello di prendere un disco, toglierlo dalla sua custodia (la copertina prima, la protezione di carta leggera e bianca subito dopo) e appoggiarlo sul piatto comprato di seconda mano con i primi risparmi. Ed era quella che poi è sotterraneamente rimasta la musica che preferisco: la musica Rock. Con notevoli distrazioni spesso Hard e addirittura Metal.
È la prima volta che lavora a stretto contatto con musicisti e musicologi? Che cosa le ha dato questa esperienza?
Mi era già capitato altre volte di lavorare con i musicisti. Mai però di musica barocca. Ho scoperto un repertorio vivaldiano che non conoscevo (non è in realtà che avessi una grandissima competenza a riguardo) e che mi ha notevolmente sorpreso e conquistato.
Che cosa ha rappresentato per lei questo viaggio teatrale nel cuore della musica vivaldiana?
Il testo di Federico Sardelli (poi) mi ha letteralmente folgorato. Scritto in maniera eccezionale e con una serie di considerazioni sulla musica di Vivaldi veramente illuminanti. Inoltre attraverso il libro (L’Affare Vivaldi, appunto) sono venuto a conoscenza di quanto fosse importante per Vivaldi il teatro, essendo lui stesso addirittura impresario e direttore degli allestimenti.
Come ha lavorato con Federico Maria Sardelli e Modo Antiquo per integrare drammaturgia e musica?
Siamo partiti da una scansione della lettura-spettacolo che rispetta la suddivisione in capitoli. A ogni intervallo del testo, ecco che inizia un brano musicale. E viceversa. Ma provando insieme, la tentazione di un’interazione era fortissima. E così, in alcuni momenti procediamo insieme.
Secondo la sua esperienza, che ruolo ha la musica nello sviluppo di una persona?
È una domanda troppo difficile per me. Per affrontarla ci vorrebbe un certo grado di approfondimento. Ma forse si può semplificare la cosa spalancandola verso un avvio di discorso più estremo: ognuno di noi è costituito da un impasto spesso confuso di musica e rumore. Dalla nostra sensibilità musicale può dipendere la relazione, l’influenza reciproca e l’alternanza delle gerarchie tra le due componenti essenziali della nostra esperienza nel suono.
Intervista raccolta da Laura Brucalassi per l’Unione Musicale
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