Dopo Mio fratello Amadé, Va va van Beethoven e Il re danza, ecco ora Cenerentola. Rossini all’opera. Come si inserisce questo nuovo spettacolo nel progetto “Favole in forma sonata”?
Pasquale Buonarota: «Parlare dell’incontro tra parola e musica, e quindi dell’Opera e del canto, è davvero il naturale approdo per un progetto che nasce proprio dalla volontà di mettere a confronto le forme musicali con quelle del teatro. L’incontro tra parola e musica è una formula magica che crea il canto e quindi bellezza; una formula che ben si addice alla favola di Cenerentola. Ma questo incontro tra parola e musica ha da sempre fatto nascere anche l’annoso dibattito su quale sia tra i due ingredienti il più importante. Per questo lo spettacolo avrà come protagonisti tre personaggi: la Musica, personificata dal maestro Rossini, le Parole, cioè il librettista Jacopo Ferretti, che insieme incontreranno il Canto: Cenerentola. La presenza in scena di questi Personaggi ci ha permesso di giocare nel creare contrasti, accordi e disaccordi, in modo da sviluppare a livello drammaturgico i meccanismi che nell’Opera nascono dall’incontro tra Parola e Musica».

Che suggestioni avete ricevuto dalla teatralità della musica di Rossini?
Pasquale Buonarota: «Non c’è musicista più adatto di Rossini a mettere in rilievo come la parola naturalmente contenga già in sé la musica, sia nel suo ritmo metrico sia nella sua intonazione. Rossini è un vero e proprio maestro nel ricordarci che la parola è melodia, ma anche ritmo e puro suono. Ma se la parola è suono, anche la musica parla. Infatti, in questo incontro-scontro tra parola e musica, non dobbiamo dimenticarci come quest’ultima riesca a rivelare e amplificare la parte emotiva e giocosa della parola; e come a volte arrivi a contraddirla. La musica nell’Opera spesso esprime il non detto e, tramite il gioco rossiniano, riesce a svuotare la parola di senso».

Il personaggio di Cenerentola vive da sempre nell’immaginario di tutti noi, come sarà la vostra Cenerentola?
Alessandro Pisci: «È Rossini stesso a presentarci una Cenerentola nuova, che si distingue, ironica e disincantata come lo è la musica del maestro pesarese. Ed è quello che vorremmo far emergere dallo spettacolo: una Cenerentola moderna, determinata, a volte persino sfrontata. La scena del mendicante afferma la sua generosità e la propensione ad accogliere; lo scambio d’identità del Principe il suo disinteresse e la sua purezza d’animo; la presenza di un saggio in luogo della fata una concreta determinazione nel voler realizzare i propri sogni. Una Cenerentola nuova, quindi, forte, cosciente ed emancipata. Rossini, pertanto, ci presenta una ragazza che si ribella ai cliché e ai pregiudizi che purtroppo ancora oggi non sono del tutto superati».

Quali personaggi saranno in scena?
Nino D’Introna: «Una giovane ragazza, di nome Angelina, sta finendo le pulizie del Teatro. Prova un paio di scarpe lasciate sul palcoscenico quando inaspettatamente la scena si anima e, dal fondo del palcoscenico, appaiono Rossini e Ferretti. Da quel momento, grazie a un dialogo verbale e musicale tra questi tre personaggi, si sviluppa la storia tra la giovane ragazza e gli altri personaggi in un rimbalzo costante tra sala e palcoscenico. La struttura dello spettacolo incrocia continuamente i dialoghi e i contrasti tra Rossini e Ferretti, la creazione musicale e del libretto, e la realtà di Angelina, inseguendo lo sviluppo della storia di questa Cenerentola in un crescendo giocoso e divertente, che si conclude riunendo immaginario e realtà».

Cosa vi siete inventati dal punto di vista scenografico?
Nino D’Introna: «Ci siamo concentrati sul mito della scarpetta di Cenerentola, perfettamente coscienti che nella versione rossiniana la scarpetta non c’è, e siamo giunti al suggerimento visivo di diverse scatole di scarpe, come oggetti/scenografia iniziali. Infine abbiamo cercato l’evocazione del Teatro d’Opera, delle “entrate” e “ uscite”, del ruolo mitico di un sipario rosso. Il bianco, il rosso e il nero sono così diventati i tre colori determinanti dello spettacolo, contrastati da scarpe coloratissime e da alcuni oggetti o accessori dorati. Con questi pochi ma efficaci elementi e con l’aiuto delle luci crediamo d’essere riusciti a creare immagini semplici, ma forti visivamente».

Intervista raccolta da Gabriella Gallafrio per l’Unione Musicale