Nella primavera del 1842, spinta anche dalla necessita economica, Clara Schumann va in tournée. Solo, e forse umiliato, Robert si getta a capofitto nella musica quartettistica che fino ad allora non aveva mai affrontato. Studia la teoria, i Quartetti di Mozart e Beethoven, ed ecco arrivare uno dei suoi fiotti creativi: i tre Quartetti op. 41 fra giugno e luglio, in autunno il Quartetto con pianoforte e il Quintetto.
Parliamo con Beatrice Rana di Schumann 1842, un progetto concertistico distribuito fra questa e la prossima stagione.
«Il progetto nasce dall’idea del Quartetto Modigliani di riunire in due concerti la produzione cameristica di Schumann e il titolo ne sottolinea la particolarità, l’essere frutto non di un processo graduale, come accade in genere, ma di un breve periodo di attività febbrile. Presentarli ravvicinati anche esecutivamente fa emergere tuttavia una sorprendente evoluzione di scrittura, soprattutto nei tre Quartetti, mentre fra le due composizioni che includono il pianoforte c’e una maggiore continuità».
In queste pagine e evidente l’intento di Schumann di appropriarsi della forma classica, ma anche l’esigenza di originalità. Dal punto di vista della pianista che ha sotto le dita la ricca produzione giovanile schumanniana per lo strumento, come si coniugano le due esigenze?
«E stato illuminante per me eseguirli e ascoltarli – quando non suono, ascolto con grande piacere – cosi vicini. In questi brani, la struttura e estremamente classica, ma quel che c’e dentro poi e l’anima tipicamente schumanniana, in quei temi che emergono nell’eterno sincopare, in armonie di afflato pienamente romantico. E quando entra il pianoforte, e come se arrivasse un vero e proprio supporto architettonico». (Articolo di Gaia Varon)
Vai alla presentazione del concerto >> https://www.unionemusicale.it/concerti/quartetto-modigliani-06-04-2016/
Leggi il comunicato stampa >> https://www.unionemusicale.it/beatrice-rana-e-quartetto-modigliani-comunicato-stampa/
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