Qual è stato (e qual è tutt’ora) il ruolo della musica nel tuo sviluppo personale?
La musica è entrata a far parte della mia vita senza chiedere il permesso, in maniera prorompente e travolgente, sconvolgendo, almeno all’inizio, la comune routine di un ragazzino delle elementari composta principalmente da scuola, calcio e pomeriggi con gli amici.
Tutto è incominciato quando la nostra maestra di scuola impiegava del tempo curricolare per portare venticinque ragazzini di periferia ad assistere alle prove del Teatro Regio, educando ognuno di noi all’ascolto dei grandi capolavori; è impressionante quando oggi, collaborando occasionalmente come professore aggiunto con l’Orchestra del Regio, dalla buca sotto il palcoscenico guardo gli studenti che più o meno silenziosi si apprestano a prendere posto in sala per seguire le prove: rivedo le stesse scene di dieci anni fa da un’altra prospettiva.
Crescendo e proseguendo con gli studi, ho capito che l’intuizione della maestra era più che mai azzeccata; educare, fin dalla tenera età, i bambini all’ascolto non può che portare a un sviluppo personale genuino, fondamento rilevante per una società solida e sana. La musica dunque non riveste altro ruolo, contenendo in esso anche gli aspetti ludici e ricreativi, se non quello di educare all’ascolto; un concetto estremamente semplice che, se trascurato dalle istituzioni, può portare a gravi disagi e temibili conseguenze per la nostra società.
Quando e perché hai scelto di diventare musicista? In alternativa che cosa avresti voluto fare?
Nonostante la musica faccia parte di me da ormai molto tempo, per diventare musicista di professione c’è bisogno di grande disciplina e determinazione, volte allo studio rigoroso della teoria e dello strumento. Dunque, tutto ciò non doveva risultare molto chiaro nella testa di un ragazzo di nove anni che inizia a suonare il clarinetto da autodidatta, con il solo ausilio di un libro e di tanta pazienza, presentandosi poi, con una buona tecnica e un discreto suono, dal suo il primo maestro quattro anni più tardi! Ricordo molto bene che impiegai più di un mese per produrre il primo suono sul clarinetto, (per forza direte voi, senza un maestro…) mentre solitamente gli allievi, con una giusta impostazione, in dieci minuti sono in grado di capire come far vibrare l’ancia per emettere un suono.
Qualche anno fa, grazie a un’esperienza didattica di respiro internazionale, ho finalmente appreso un metodo di studio efficace e una solida impostazione ; questi sono i requisiti irrinunciabili comuni a tutti i musicisti per pensare di intraprendere questa carriera.
In alternativa sinceramente non saprei… probabilmente sempre una professione che coinvolgesse in qualche modo la musica.
A che punto è il tuo percorso di formazione? Che cosa desidereresti per il tuo futuro?
Il percorso formativo di un musicista è caratterizzato da una continua ricerca strumentale e di pensiero.
È per me impensabile immaginare che, una volta finito il Conservatorio, il “Maestro” sia completo di tutte le competenze e musicalmente maturo per intraprendere questa carriera. Allo stesso modo il professore di Conservatorio non può ritenersi formato se non approfondisce la propria materia con la stessa curiosità di quando si trovava dall’altra parte della cattedra. Dunque il mio percorso di formazione è forse appena iniziato.
Per quanto riguarda il mio futuro, le porte aperte sono molteplici, anche se non ho ancora ben chiara una direzione; per il futuro spero, come tutti i ragazzi che intraprendono questa carriera, di realizzarmi professionalmente.
Che cosa ti piace ascoltare?
Sembrerà strano ma non ho un genere musicale preferito. Ascolto e suono tutta la musica, rimanendo convinto che la musica classica sia una piccola perla che luccica nella vastità dell’universo musicale.
Fortunatamente il clarinetto si destreggia agilmente in ogni genere musicale: dalla musica classica, alla musica tradizionale (choro brasiliano, klezmer, musica turca, musica da ballo italiana) passando per il blues, il jazz e il bebop, fino ad arrivare alle sperimentazioni della musica contemporanea che spesso ampliano le possibilità espressive dello strumento con il prezioso ausilio della musica elettronica.Questi sono solo i linguaggi che caratterizzano un singolo strumento musicale; dunque la musica è veramente qualcosa di universale, e per questo va ascoltata e assaporata in ogni sua parte, senza pregiudizi o infondate distinzioni.
Che cosa diresti a un tuo coetaneo per invitarlo a frequentare i concerti di musica classica?
Probabilmente nulla; i ragazzi non hanno bisogno di essere convinti, o peggio, costretti da qualcuno a frequentare i concerti di musica classica.
Il giovane deve essere spinto naturalmente alla curiosità e alla ricerca della bellezza che offre la musica classica. Tutto ciò si collega a quanto detto a inizio intervista; senza l’educazione all’ascolto (che in teoria dovrebbe essere inclusa nei percorsi scolastici sin dall’infanzia), qualsiasi invito verrà rigettato, o comunque sarà impossibile creare il pubblico di domani. Sono desolato nel dire che questo non è il problema dei giovani, ma dei giovani italiani (tutti sappiamo che in altri paesi europei funziona diversamente). Degno di nota è l’impegno dell’Unione Musicale nel proporre concerti di musica classica a prezzi agevolati introdotti da guide all’ascolto mirate a un pubblico giovanile; questo il contribuito di cui la nostra città ha bisogno.
Che cosa rappresenta per te tenere un recital per un ente dalla lunga tradizione come l’Unione Musicale?
È per me un grande onore essere presente, insieme ad altri valenti musicisti, nella stagione di una grande rassegna concertistica come l’Unione Musicale, da anni ormai uno degli enti musicali più importanti e caratteristici della nostra città. Sono inoltre profondamente convinto che il grande impegno dell’Unione Musicale nel proporre al vasto pubblico programmi musicalmente ricercati e artisti di chiara fama, contribuirà ad arricchire ulteriormente la grande offerta artistica di Torino, sempre molto attenta alle iniziative culturali promosse dai vari enti.
Intervista raccolta da Gabriella Gallafrio per l’Unione Musicale
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